ti catapultavi sul piatto,
ora invece si fa la foto della pietanza
per caricarla su instagram.
@eastcoastzain
Si chiama foodstagram e anche a Roma la malattia si sta diffondendo, fateci caso quando vedrete la luce del flash della fotocamera di uno smartphone illuminare il ristorante.
Che cos’è? Facciamo finta che sia il 1993 e magicamente siamo tornati indietro di vent’anni. Qualcuno che sa leggere il futuro vi racconta mentre assaporate gli spaghetti cucinati dalla mamma: ma lo sai che tra vent’anni avrai un telefonino e potrai scattare delle foto? Vabbè, fino a lì ci credete, perché i cellulari sono già diffusi nel 1993. Poi però il vostro interlocutore che viaggia nel futuro aggiungerà: beh, quando vi siederete a tavola, prima di affondare la forchetta, scatterete con il telefonino una foto alla pietanza e la condividerete su internet o su Facebook o su Whatsapp per mostrare ai vostri amici cosa state mangiando. Penserete che sia una follia scattare una foto a ciò che state mangiando. Eppure, oggi è così.
Scatta, prega, mangia. E no: non sono solo il foodblogger a scattare foto a piatti di spaghetti, torte e ciambelloni o pizze quattro stagioni. Basta, fare un giro su Twitter e Facebook: il marito orgoglioso della moglie che ha preparato un dolce al caramello: tac, scatta e condivide; il giovanotto che sta facendo un’abbuffata epica al ristorante: tac, scatta e condivide; la signora dei Parioli in vacanza dall’altra parte del mondo e si sente Andrew Zimmern di Orrori da gustare: tac, scatta e condivide. Ecco, condividiamo le foto, non il pasto.
mauro.evangelisti@ilmessaggero.it
twitter: @mauroev