Se al Flaminio finisce pure la musica sul ponte

di Mario Ajello
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Domenica 11 Dicembre 2016, 00:05
«Ho bisogno di dirlo: stiamo abbandonando  al degrado anche il #pontedellamusica»
@CarloRienzi

Il degrado del Ponte della Musica, ieri pomeriggio, offriva questo spettacolo, a parte le solite orride scritte che deturpano i piloni e le arcate: decine di sacchi della spazzatura pieni e abbandonati nella piazzola sottostante, quella diventata preda di ragazzi da skatebord che non fanno avvicinare nessuno. E del resto, tra erbacce, pozzanghere e squallore a nessuno piace andare in quel posto, per com’è ridotto adesso. E più in là, ecco l’Auditorium-parco della musica. Un gioiello. Ma tutt’intorno, specie sul retro, cartacce, auto abbandonate, bottiglie rotte, ex prati diventati terra di nessuno, lo scheletro cadente dello Stadio Flaminio, un paio di camper dove vivono rom e semi-rom, e all’inizio del viale che porta all’Auditorium un inamovibile camion bar di metallo arancione arrugginito, che spara puzze di arrosto. Si può scappare però, se non fosse che via De Coubertain è l’anteprima della vicina via della Moschea che porta a un’altra delle più belle e ultime costruzioni di Roma: la moschea, appunto. Due strade bucate, piene di avvallamenti e di dune, di pozze d’acqua e di impercorribilità. A chi rivolgersi per mettere fine a questo degrado in una zona pregiata di Roma? Raffaello – in una lettera appena resa pubblica del 1519 – scriveva: «Ma perché ci doleremo noi de’Goti, Vandali e d’altri tali perfidi nemici, se quelli li quali come padri e tutori dovevano difender Roma essi medesimi hanno lungamente atteso a distruggerla?». Il grande Raffaello ce l’aveva con l’amministrazione capitolina. E chiedeva aiuto al Papa. Ora non si sa a chi chiederlo.

mario.ajello@ilmessaggero.it
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