Se Facebook diventa la giungla del livore

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 31 Ottobre 2014, 22:21 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 00:53
Nessuno deve minacciare

non mi interessa

cosa ha scritto Luciano.

Non si minaccia

@francescabarra





Come si direbbe nella più annoiata chiacchierata da bar, la gente non “stanno” bene. Sì, perché ciò che è successo a Luciano Nobili, vicesegretario romano del Pd, bersagliato su Twitter e Facebook da un migliaio di insulti, minacce anche di morte, fotomontaggi offensivi di gusto assai basso, è il segnale che c’è qualcosa che non va nelle vite di molte persone - i new troll del momento - che invece di leggersi l’ultimo libro di Murakami, portare al parco i figli, andare a cena con una bella ragazza, fare due chiacchiere con il partner, sedersi sul divano e godersi una puntata di True detective o anche di Big Bang Theory, preferisce seminare la bava sulla tastiera e inviare, spesso con nome e cognome, volgarità e attacchi anche razzisti, che un tempo magari riservavi al tuo peggiore nemico e a un odio più consolidato. Sia chiaro: Nobili non è esente da colpe, in linea con una folta platea di politici romani che spesso non comprende che scrivere su Facebook o Twitter è come urlare in una piazza, dopo il turno infrasettimanale ha postato, da romanista militante, «salutate la capolista, ladri». Ecco, «ladri» se lo poteva risparmiare. Ma la reazione che ne è derivata, la raffica «maiale», «se ti incontro ti ammazzo», «politici ladri», fino alla tristemente logora sfilza di aggettivi che veleggiano tra «ebreo» e «gay», non è sproporzionata, è molto peggio: qualcosa è saltato nella logica dei nostri comportamenti, si va con estrema facilità centinaia di migliaia di chilometri oltre al più gioviale «vaffa». Sì, la gente non ”stanno” bene.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it



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