Roma
Devo cambiare la lavatrice.
Non so se andare a comprarla
o scendere a Roma per cercarla
vicino a un cassonetto.
@PPacioni
La verità è che ai nostri cassonetti ormai vogliamo bene. Sono diventati punti di riferimento della città, spazi vivi, abitabili. Dentro, sopra e accanto ci si può trovare veramente di tutto, e non stiamo parlando dei famosi frigoriferi né delle tante zozzerie che si vedono da sempre in tutti gli angoli della capitale. Parliamo di cose belle, grazie alle quali i contenitori di rifiuti possono diventare – se osservati con spirito diverso, più ottimista – luoghi accoglienti e piacevoli.
Si veda la galleria di foto su ilmessaggero.it: c'è il cassonetto abbellito da un quadro, una veduta di San Pietro con tanto di cornicetta; c'è il cassonetto trasformato in salottino, con due eleganti poltrone in pelle sistemate con cura davanti a un televisore; c'è il cassonetto rivisitato come opera d'arte contemporanea da qualche anonimo creativo che ha abilmente creato un innesto tra il bidone blu della plastica e uno scola-insalata da cucina; e poi ci sono i cassonetti firmati da un'artista vera, Christina Finley, che li dipinge come se fossero una tela.
Sono ormai una dépendance dei nostri appartamenti.Quando andiamo a buttare la spazzatura ci diamo prima un'aggiustata, le donne si truccano, gli uomini si mettono una giacca: sappiamo di doverci intrattenere sul posto abbastanza a lungo, perché le operazioni di smistamento tra carta, umido e indifferenziato richiedono tempo, e in quei minuti si possono fare incontri. Se l'abbigliamento non è appropriato c'è il rischio di essere scambiati per uno dei tanti rovistatori, quelli che nei cassonetti ci entrano proprio dentro. Nessuno più di loro ha capito quanta bellezza c'è nella nostra monnezza.
pietro.piovani@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA