L’angelo dei cassonetti vola su via Aurelia

di Maria Lombardi
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Venerdì 28 Agosto 2015, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 15:12
I cassonetti spandono

un odore nauseabondo. Lavateli,

disinfettateli, con il caldo

la situazione peggiora


@adelestancati



Appare alle 7 del mattino, da chissà dove, con spugna e spazzola. E verso mezzogiorno, quando è stanca, scompare per tornare chissà dove. La strada è lunga e i cassonetti tanti, la maleducazione troppa.



Elvira (quale è il suo nome vero non lo dice) pulisce via Aurelia, quel tratto che va da piazza Irnerio fin verso le Mura Vaticane, come fosse casa sua, perché la sua vita non ha pareti e perché questo sente di fare. «La spazzatura non la sopporto», spiega a chi le chiede ragione del suo ostinato affannarsi tra i sacchetti. La vedono raccogliere buste abbandonate sui marciapiedi e metterle nel contenitore giusto, separando carta da plastica. Eccola sbilanciarsi in avanti, il busto in bilico sulla monnezza, e rovistare per tirar via il sacco gettato alla rinfusa e metterlo a posto. E poi via con la spugna bagnata, su e giù finché il coperchio del cassonetto non è lindo.



Tutti le sono grati. Il barista lungo il percorso le offre ogni mattina la colazione, nella rosticceria può ordinare quel che le pare, pranzo gratis per Elvira. Qualche signora le regala ogni tanto 20 euro, «sarebbe tutto sporco senza di lei». A chi le chiede quale tormento l'ha portata a vivere sotto un cielo e a prendersi cura dei marciapiedi lei non risponde. Conosce quattro lingue, è tedesca, colta, sulla cinquantina, un matrimonio difficile alle spalle, dorme tra due palazzi: questo si favoleggia di lei, che non dice. Quando è ora sistema i capelli biondi raccolti sulla nuca, si asciuga le mani sulla tuta e torna ai suoi cartoni - dove sono non si sa - per riapparire la mattina dopo, da angelo dei cassonetti.