I segreti della 13enne suicida a Roma: vestiti, trucchi costosi e telefonino. «Troppi regali nella vita di Katia»

I segreti della 13enne suicida a Roma: vestiti, trucchi costosi e telefonino. «Troppi regali nella vita di Katia»
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Domenica 21 Settembre 2014, 05:58 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 00:07

Gli inquirenti che indagano sul suicidio della 13enne capoverdiana adottata da una famiglia romana sentiranno a breve la madre della ragazzina per approfondire le cause della lite che ha preceduto il gesto estremo della giovane.

Il procuratore aggiunto Maria Monteleone ed il sostituto Elena Neri, titolari degli accertamenti, vogliono capire le cause del diverbio, in particolare cosa abbia riferito la ragazzina dopo essere stata sorpresa in possesso di un tablet e di un telefono cellulare dei quali la madre adottiva ignorava l'esistenza. E proprio la provenienza di quegli apparati costituisce la priorità degli inquirenti i quali vogliono accertare se la minore sia stata al centro delle attenzioni di qualcuno.

Il mistero che circonda il caso è legato non solo alla lite scaturita dal possesso di tablet e telefonino da parte della tredicenne, ma anche dal ritrovamento di un biglietto in cui la ragazzina, spiegando i motivi per i quali si è impiccata giovedì scorso nella sua cameretta nell'appartamento di Trastevere dei facoltosi genitori, afferma di essere rammaricata per aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare.

Da qui il sospetto di una qualche amicizia o frequentazione inopportuna. Ma la soluzione del giallo passa anche attraverso l'esame del tablet e del telefono cellulare. Soprattutto gli inquirenti vogliono sapere da chi, la capoverdiana, abbia avuto le due apparecchiature. Nei prossimi giorni gli interrogativi di polizia e procura avranno risposta ed i retroscena che hanno portato al suicidio saranno delineati. Ma un contributo determinante è atteso anche dalla madre adottiva della ragazzina, l'ultima ad aver parlato con lei prima del tragico epilogo.

L'autopsia, effettuata sul corpo della tredicenne, confermerebbe una morte per asfissia provocata dalla corda stretta attorno al collo. Secondo quanto si apprende, sul cadavere non sarebbero stati riscontrati segni di violenza. Intanto vanno avanti le indagini per chiarire cosa abbia spinto la ragazzina a compiere il gesto estremo. Si attendono gli esiti degli accertamenti tecnici sul cellulare e tablet per ricostruire se la ragazza ultimamente avesse frequentazioni particolari, magari con un uomo adulto. Al momento, però, non si esclude nessuna pista compresa quella che abbia rubato quegli oggetti costosi e, scoperta, fosse terrorizzata dalla reazione della madre adottiva.