Papa Borgia e l'odissea della tomba

Papa Borgia e l'odissea della tomba
di Fabio Isman
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 22:38
LA STORIA
Rodrigo Borgia, Alessandro VI dal 1492 al 1503 e papa a 60 anni, fu tra i più dissoluti e meno amati; e le sue spoglie hanno subìto come una nemesi, per il numero delle traversie subite. Lo zio Alfonso, papa Callisto III, lo innalza alla porpora a 25 anni e lo officia di una carica a Roma, dotata di ricche prebende. Ma questo usava. Ha nove figli, forse dieci: quattro dall'amante Vannozza Cattanei, sposa tre volte s'intende di altri, cinque da madri ignote, e forse una dalla stupenda Giulia Farnese, la sua concubina: la chiamavano così, e perfino «sposa di Cristo». Ma anche questo, allora, non costituiva un'eccezione; pur se egli praticò il libertinaggio in grado tanto elevato, da meritarsi una reprimenda di papa Pio II Piccolomini perfino in un «breve», un documento solenne e ufficiale dei romani pontefici.

IL NEPOTISMO
Ventitre cardinali lo eleggono in agosto, al quarto giorno d'un conclave non esente da accuse di simonia: aveva donato terre e promesso cariche. Qualcuno scrive che «mai forse la tiara si posò su un più indegno vicario di Cristo». La sua maggiore cifra è stato il nepotismo: ha arricchito i suoi, ma anche questo era prassi. Fa pagare cara la porpora a 12 cardinali per finanziare le imprese del figlio Cesare, «il Valentino»; questi ricorreva spesso al veleno e, secondo alcuni tra cui Francesco Guicciardini, potrebbe essere, per errore, perfino la causa del decesso paterno, ufficialmente (e probabilmente) causato dalla malaria. Più controverso il ruolo di Lucrezia: per alcuni, pessima; per altri, assai di meno. Comunque sia, il secondo papa Borgia prima combatte i francesi, ma poi si allea con loro. Pasquino era impietoso: «Son questi Borgia inver sul buon cammino / oprando geste gloriose e degne / del serpente, di Giuda e di Caino».

L'ELEZIONE
Alla sua morte, Cesare dominava la città con le milizie; così fa eleggere Pio III, Francesco Todeschini Piccolomini, già con un piede nella fossa: dura meno di un mese. Gli succede Giulio II Della Rovere, e fin dal giorno dell'elezione si rifiuta di vivere nell'appartamento del predecessore; esige «nuove stanze»: per fortuna di tutti, saranno quelle di Raffaello. Subito, gli rivolge anche (ci sono i testimoni) il peggior improperio in bocca ad un pontefice: «Ebreo, e marrano, e perfino circonciso». Giura di non tagliarsi il barbone finché l'ultimo dei francesi, alleati di Rodrigo, non se ne sarà andato dalla penisola. Alessandro, «senza scrupoli, senza fede, senza morale» per dirla con Roberto Gervaso, fa scrivere che «Dio non è trino, ma quattrino». In qualche misura, però, gli eventi della storia ne fanno giustizia. Non solo quelli del Papato (se il Borgia aveva commissionato la Pietà a Michelangelo, ben di più faranno i successori), ma anche quelli, più banali, della cronaca.

IL MONUMENTO
La salma è prima posata in San Pietro, senza funerali: saputo del decesso, la folla era scesa in piazza.
Dopo, è sepolta accanto allo zio, che aveva voluto un modesto sepolcro alla Rotonda di Santa Maria delle Febbri, vicino all'antica San Pietro di Costantino: il nipote gli fa costruire un ricco monumento. Ma cent'anni dopo, il luogo è distrutto per trasportare e innalzare l'obelisco vaticano. Così, le due salme vanno per vent'anni in un deposito. Dal 1605, in un piccolo monumento a forma di piramide; ma per costruire la nuova basilica petrina, anche questo è demolito. Cinque anni nelle grotte vaticane, e nel 1610, in una sola cassa, le ossa, mescolate e alla rinfusa, vengono trasferite a Santa Maria in Monserrato, la chiesa nazionale degli spagnoli. Ma in sacrestia. E per tre secoli, le salme dei due pontefici sono dimenticate. La sepoltura definitiva avviene appena nel 1881: in chiesa, prima cappella destra. Con i resti sistemati in un unico sepolcro. E in compenso, si fa per dire, sotto i medaglioni che li eternano, dice qualcuno, i nomi dei papi sono perfino invertiti. Insomma, le vicende successive si sono abbondantemente vendicate del pontefice forse meno amato tra i (finora) 266.
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