Roma, viaggio nella chiesa di San Girolamo, la cappella teatro del Barocco

Roma, viaggio nella chiesa di San Girolamo, la cappella teatro del Barocco
di Fabio Isman
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Domenica 6 Novembre 2016, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 19:40
Per conoscere appieno l'ineguagliabile senso teatrale del Barocco romano, bisogna forse andare nei pressi di Piazza Farnese: a via di Monserrato, che si chiamava già Corte Savella, perché la famiglia, prima custode del conclave, vi esercitava la giurisdizione criminale; aveva trasformato un proprio palazzo nel tribunale e nel carcere, tra il 1430 e il 1654. Prima serviva, si afferma, solo per gli ebrei; ma poi, per tutti. Una lapide sul palazzo ricorda che da qui iniziò il cammino verso il supplizio di Beatrice Cenci. In questa strada, all'angolo di piazza di Santa Caterina della Rota, c'è una chiesetta, che forse, da fuori, non dice poi molto: San Girolamo della Carità. Tradizione vuole che vi avesse dimorato il santo, nel 382. E si chiama così perché Clemente VII Medici la concede a una Compagnia omonima, formata da fiorentini. Nel convento accanto, per 30 anni, vive San Filippo Neri. Viene distrutta dal fuoco nel 1631; ricostruita 25 anni dopo: la facciata, di Carlo Rainaldi.

LA CAPPELLA
Anche l'interno non è eccezionale: una navata unica, con un quadro sull'altare maggiore, sempre di Rainaldi, che è solo una copia (peraltro di Vincenzo Cammuccini) della famosa Comunione di San Girolamo di Domenico Sampieri, detto il Domenichino, conservata ai Musei Vaticani. Ma a sinistra dell'ingresso, ecco l'arco a tutto sesto della Cappella Spada, realizzata nel 1654 Francesco Borromini e Virgilio Spada. Questi era il fratello di un cardinale, Bernardino; anche un collezionista di cose antiche, che per testamento lascia alla Biblioteca Valliceliana: infatti era un fedele di Filippo Neri, un oratoriano. E pure un architetto, quantunque dilettante. Per questo, forse, la cappella, più che sua, è di Borromini, che ne realizza anche due disegni: tra le sue opere estreme. E' quadrangolare; rivestita fino alla cornice con festoni di marmi, a fasce verticali, dai colori alternati: giallo antico, e onice scuro. Al centro, una Madonna con il Bambino: dipinto del Quattrocento di cui non si conosce nemmeno l'autore, però di ambito senese.

LA TROVATA
La cappella è separata dalla chiesa con una balaustra in marmo; per essere esatti, diaspro giallo: è un drappo, che due angeli inginocchiati sorreggono, realizzati da Antonio Giorgietti, uno scultore. Sue, ad esempio, a Palazzo dei Conservatori, le porte decorate a bassorilievo nella Sala degli Orazi e dei Curiazi; aveva studiato con Alessandro Algardi. Questa è, però, la sua prima opera documentata. Degli angeli ci sono anche tre bozzetti: uno a Palazzo Venezia, un altro è a Berlino, è un terzo e comparso sul mercato. S'ispirano a un'opera algardiana, l'Estasi di san Filippo Neri, per la sacrestia a Santa Maria in Vallicella. Le ali degli angeli sono in legno; e quelle dell'angelo di destra ruotano su cardini, per permettere l'accesso alla cappella. L'effetto è estramamente scenografico.; l'interno incanta gli amanti dei mosaici; il diaspro venato evoca un panno in damasco ricamato a fiori, foglie di acanto, lillà e stelle e spade, emblemi dell'omonima famiglia. Alle pareti, le tombe di Tommaso e Orazio Spada, con le loro figure che giacciono, come su divani in marmo nero e giallo.

GLI SPADA
Pregevole anche, nella chiesa, la cappella Antamoro, sulla sinistra dell'altare maggiore: è l'unica opera romana di un architetto, Filippo Juvarra, che ha lasciato il meglio a Torino (anche la Basilica di Superga, e la palazzina di Stupinigi), in Portogallo, a Madrid. C'è poi da dire della famiglia committente: gli Spada che s'impongono sulla scena romana. A Bernardino, nunzio e porporato, si deve la bella collezione che è oggi la Galleria omonima; il suo palazzo era l'attuale sede del Consiglio di Stato, già di un altro cardinale, Girolamo Capodiferro de' Recanati. Lo eternano numerosi pittori, tra cui Guido Reni (il quadro è ora alla Galleria Borghese) e Guercino; vincola la sua raccolta già nel 1662, e per questo, nulla è stato venduto. Virgilio è anche sovrintendente dei lavori a San Pietro, e compera la villa con il cognome di famiglia sul Gianicolo: è l'ultimo luogo di resistenza di Garibaldi nel 1849. Ma la cappella non ha emuli, né in città, né altrove.