La chiesa con il campanile in miniatura

La chiesa con il campanile in miniatura
di Fabio Isman
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Domenica 5 Febbraio 2017, 10:28
Una chiesetta in miniatura, il campanile più piccolo in tutta la città e la sua campana più antica. Con, in più, l'esiguo spazio di una cella in cui si vuole che abbia dimorato Benedetto, un santo dei più celebri e venerati, quando da Norcia venne, giovanissimo, a Roma per studiare: questa è San Benedetto in Piscinula, nell'omonima piazza a Trastevere, assai antica ed insigne.

L'edificio sorge sulle rovine della Casa degli Anici: una remota e nobile famiglia romana, cui lo stesso San Benedetto sarebbe appartenuto. Di fronte, le prime case di Mattei, trasferitisi dopo nella piazza che ancora ne reca il cognome, con la fontana delle Tartarughe: si vedono ancora un portichetto con una loggia, una colonna medievale, bifore e finestre a crociera della famiglia che sarebbe poi divenuta tra le prime protettrici di Caravaggio, cui commissiona almeno tre dipinti.

Erano, dal 1271 fino al 1970, i Guardiani dei Ponti e delle Ripe durante la Sede vacante, cioè tra un papa e l'altro: con un piccolo gruppo di armati, garantivano l'ordine pubblico in una zona di passaggio, vitale per raggiungere San Pietro.

PRIMA DEL MILLE
Un tuffo in un periodo che precede perfino il Mille: nella chiesa, alcuni capitelli sono dell'VIII secolo; e restano anche alcuni tratti dei muri primordiali. La campana, del diametro di nemmeno mezzo metro, reca una data incisa nel bronzo: quella del 1069; chissà come è sopravvissuta al tempo, e nessuno ha provveduto a fonderla. Anzi, secondo alcuni, sarebbe l'unica sopravvissuta alle distruzioni di Roberto il Guiscardo che, chiamato da papa Gregorio VII Aldobrandeschi di Soana per farsi difendere dalle mene dell'imperatore Enrico IV nella lotta per le investiture, pensò bene di approfittarne, ed operò, dal 21 maggio 1084, tre giorni di terribili saccheggi nell'Urbe, razziando appunto anche tutte le campane. Meno una.

ORATORIO E LAVORI
A quel tempo, la chiesetta era un semplice oratorio, dal secolo VIII: viene restaurato ed ampliato subito dopo. Le prime notizie risalgono al 1192; era già «in piscina», non si sa se perché v'erano dei bagni pubblici o uno smercio di pesce proveniente dal Tevere. Nel XV secolo, ne restaurano il tetto i Castellani; si rifà la facciata nel 1678, e vi sorge anche un convento dei Benedettini con un ospedale, in funzione fino al 1726, quando Benedetto XIII Orsini vuole quello di San Gallicano, affidato a Filippo Raguzzini.

Nel 1825, cessa di essere parrocchia, e va in malora. Ma dieci anni dopo e nel 1844, finanziati dai Massimo, grandi sono i lavori ed i rifacimenti: la facciata è ancora quella. Per finire, nel 1939 si chiude sulla chiesa il patronato della famiglia Lancellotti, e viene aperta al pubblico: concessa prima a delle suore, e dal 2003 all'associazione degli Araldi del Vangelo.

DUE PIANI
Che conservano la chiesa e il campanile, di due soli piani con altrettante bifore. L'interno è a tre navate: colonne assai remote e un bellissimo pavimento cosmatesco, del XII secolo, in porfido e serpentino. Sull'altare, una Vergine con il Bambino, del Trecento. Ma è assai più rilevante quanto si vede all'ingresso: il piccolo oratorio detto la Cappella della Vergine. L'altare è del 1604, e la Madonna della Misericordia del secolo prima: porta ad un'angusta cella, dimora e luogo di penitenza di San Benedetto, verso il 495, quando egli aveva 15 anni.

Da Norcia, era venuto a Roma: per studiare e intraprendere la carriera senatoria. Dopo cinque anni, va ad Affile, dove se ne ricorda il primo miracolo; quindi a Subiaco, dove nasce l'Ordine dei monaci che, tuttavia, gli sarebbe stato perfino suggerito mentre pregava proprio davanti a questa icona. In un luogo che, secondo una Bolla del 1578, era malmesso: vi registra 120 famiglie, 459 anime, precisa «quasi tutti poverissimi». Il pavimento suggerisce forse quello simile ai benedettini di Montecassino; e la chiesa resta una memoria assai preziosa, e uno scrigno dei tempi assolutamente poco noto.

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