«Vi mando gli Spada»: medici in servizio al pronto soccorso dell’ospedale Giovan Battista Grassi a Ostia, picchiati e minacciati da un paziente. L’episodio, nella tarda serata di sabato scorso, è solo l’ultimo di una lunga serie di aggressioni subite dal personale sanitario dei nosocomi romani. Questa volta a essere presi di mira sono stati i camici bianchi della costa capitolina, “colpevoli” di voler sottoporre il giovane ai test di alcol e droga.
Pugno al volto, il medico sviene: in ospedale arrivano i carabinieri. Arrestato l'aggressore
I FATTI
Intorno alle 9,30 di sabato sera il ragazzo era entrato al pronto soccorso accusando un forte mal di testa, oltre a uno stato confusionale.
EMERGENZA
Camici bianchi che, intanto, hanno preferito lasciare Ostia per andare a lavorare in strutture e reparti più tranquilli. E sulla fuga dalle strutture periferiche, ieri è intervenuta anche la Federazione Cisl Medici. «La decisione del ministro della Salute di allungare l’orario di apertura dei posti di polizia in sei grandi ospedali romani, che saranno in funzione 24 ore su 24 – sottolineano in una nota Biagio D’Alessandro, segretario generale di Roma Capitale e Rieti e Francesca Bruno, segretaria aziendale Asl Rm 3 - raccoglie il consenso del personale sanitario, ma induce una dovuta riflessone anche su realtà periferiche, come il Grassi di Ostia, sulle cui criticità si sono alternate numerose evidenze in relazione al pronto soccorso, così come ad altre Unità Operative. Le manovre correttive permetterebbero la fidelizzazione dei professionisti alla propria azienda, di cui hanno bisogno di sentire la necessaria attenzione, per interrompere la fuga verso gli ospedali romani. È per questo che la Cisl medici, chiede alla Regione Lazio di includere anche l’ospedale di Ostia tra quelli che disporranno di una postazione di polizia fissa, 24 ore su 24».
I due sindacalisti invitano quindi i vertici della Asl Rm 3 «a costituirsi parte civile a tutela del personale medico interessato dal recente episodio e dei pazienti, aggiungiamo, che hanno subìto una sia pur momentanea sottrazione dell’assistenza da parte dei sanitari, impegnati nella risoluzione della problematica con le forze dell’ordine, configurando da parte dell’aggressore, verosimilmente, una “interruzione di pubblico servizio”. La Cisl medici è sicura che entrambe le richieste saranno tenute nella dovuta considerazione, auspicando di «arginare il ripetersi di episodi della stessa natura». Le due istanze dei sindacalisti arrivano ad appena due mesi di distanza dalla fiaccolata di Pisa in commemorazione di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita da un ex paziente all’uscita dell’ospedale Santa Chiara, subito dopo il suo turno di lavoro e morta dopo due giorni di agonia.