Per il secondo giorno di seguito Roma è sotto quota mille sul fronte dei nuovi positivi. Intanto la Regione è pronta a usare i tamponi non solo contro il Covid ma anche per scoprire i casi di influenza stagionale. A maggior ragione con i vaccini che stanno finendo. Complice il calo delle temperature, le autorità sanitarie paventano a breve un’ondata di febbri, raffreddori, bronchiti, e mal di gola. Meno gestibili rispetto al passato, perché quest’anno c’è la pandemia. E - visti i sintomi spesso simili - è difficile per i medici di primo acchito distinguere la banale influenza dal coronavirus. Con il risultato che si rischiano nuovi assalti ai pronto soccorso, ingestibili in questa fase. Da qui la necessità di ampliare i test, anche sfruttando un kit che l’Istituto Spallanzani sta ultimando in questi giorni e che in grado di riconoscere velocemente, e con un solo tampone, il virus SarsCov2, il virus Influenzale tipo A e B e il virus respiratorio sinciziale (VRS).
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Con la sua campagna vaccinale, la Regione ha “protetto” finora un milione di persone, per la stragrande maggioranza anziani, soggetti fragili e malati cronici.
Evitare gli assalti
Da qui la necessità di migliorare una strategia che sta già dando i primi risultati. Da realizzare nei pronto soccorso ma soprattutto attraverso i medici che fanno assistenza domiciliare. Chi, con i sintomi che possono essere sia dell’influenza sia del Covid, chiamerà il proprio dottore o l’Asl, si vedrà mandare a casa uno dei sanitari che in questo momento garantisce l’assistenza domiciliare (sono 700 soltanto quelli reclutati dalla Uscar) o un addetto dell’azienda sanitaria locale per fare il tampone. Invece chi si presenterà al pronto soccorso con le stesse avvisaglie sarà sottoposto in un’area pre Triage al tampone rapido e, solo in base all’esito, diretto negli ambulatori dedicati per il coronavirus oppure in quelli aperti a tutti, se è necessario il ricovero. Altrimenti tornerà a casa.
Medici di base
Sempre i medici di base, le cosiddette sentinelle nella campagna di sorveglianza, avvertiranno i loro pazienti che non hanno fatto il vaccino di questa modalità. Ma tutto sarà più semplice quando lo Spallanzani avrà autorizzato il tampone “differenziale”. Già da gennaio sarà a disposizione dei medici. Uno strumento molto simile è già in funzione in Veneto. Nelle scorse settimane Francesca Perandin, responsabile del Servizio di microbiologia e del Servizio autonomo di epidemiologia dell’Ircss Negrar, ha spiegato che il vantaggio «è di poter eseguire tre test in uno per distinguere se si tratta di coronavirus, influenza o virus respiratorio sinciziale che colpisce soprattutto i bimbi». Oltre al pregio di limitare il ricorso ai pronto soccorso. Per il vaccino contro il Covid-19, invece nel Lazio è stato individuato il responsabile operativo regionale - ha annunciato ieri l’assessore D’Amato - e i 20 referenti operativi delle farmacie. Intanto, come detto, si affievolisce la curva dei contagi. Stando all’ultimo bollettino della Regione, nelle ultime 24 ore, su quasi 27 mila tamponi nel Lazio (+6.776) si registrano 1.669 casi positivi (+80), 64 i decessi (+25) e +868 i guariti. Invece, il rapporto tra i positivi e i tamponi è sceso al 6 per cento. Commenta l’assessore alla Sanità del Lazio: «Il rigore richiesto ai cittadini sta producendo gli effetti attesi e bisogna proseguire per questa strada senza ripetere gli errori di questa estate».
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