Roma, rifiuti e discariche: gli impegni ignorati dal Campidoglio

Roma, rifiuti e discariche: gli impegni ignorati dal Campidoglio
di Mauro Evangelisti
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Sabato 20 Luglio 2019, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 16:56

Per quasi due mesi i rifiuti sono rimasti per strada, in tutti i quartieri. Ora Roma vede la fine del tunnel. Ma le incognite sono ancora pesanti. Molto pesanti. Le condizioni poste dall’ordinanza della Regione del 5 luglio non sono state rispettate. Il provvedimento chiedeva uno sforzo agli impianti delle altre province del Lazio, ma in cambio imponeva degli impegni ad Ama e Roma Capitale. Come è andata? Vi sono ancora microdiscariche abusive in periferia; in alcune strade i cassonetti stanno straboccando di nuovo. L’ordinanza della Regione chiedeva all’Ama di attivare il tritovagliatore mobile installato in via dei Romagnoli, nel Municipio di Ostia, e stranamente sottoutilizzato. Eppure, sta ancora lavorando quantitativi risibili di rifiuti. Ed è davvero difficile spiegare perché Roma abbia chiesto sacrifici alle altre città e non utilizzi al massimo gli impianti di cui dispone. Entro oggi, secondo l’ordinanza, avrebbero dovuto essere operativi i nuovi centri di trasbordo. In realtà, a parte Saxa Rubra, tutto è ancora solo sulla carta. L’ordinanza chiedeva a Roma Capitale e ad Ama di restituire certezze all’azienda e ai fornitori approvando un bilancio che manca da un anno e mezzo. Anche questo termine non sarà rispettato.

Molti i quartieri in cui i disagi non sono cessati
La situazione della raccolta dei rifiuti è migliorata, ma Roma ancora non è pulita. E l’ordinanza della Regione concedeva ad Ama due settimane - con scadenza ieri - per rimuovere tutta la spazzatura dalle strade. Per tutto giugno e per la prima parte di luglio quasi tutti i quartieri di Roma sono stati ricoperti di spazzatura, con cumuli cresciuti accanto ai cassonetti e allarmi dei medici. Per settimane Virginia Raggi e del Movimento 5 Stelle romano hanno negato o minimizzato il problema sui social; poi quando hanno capito che la strategia non funzionava perché la realtà è più forte del virtuale, hanno chiesto alla Regione di intervenire (la prima lettera ufficiale dell’Ama è del 28 giugno) aumentando la disponibilità degli impianti del resto del Lazio. Con la metà dei mezzi fermi a causa di avarie, l’Ama sia pure in ritardo si è messa in moto, grazie all’impulso del nuovo Cda, rafforzando i turni e i passaggi. Ad oggi vi sono ancora quartieri in crisi, soprattutto nei Municipi XIII (Aurelio), XIV (Primavalle) e V (Torrespaccata-Torre Maura). A questo si aggiunge il problema delle discariche abusive che si sono moltiplicatesi durante la crisi. E c’è il rischio che, anche nelle strade ripulite, con i cassonetti colmi si riformino i cumuli.

I siti di trasbordo e trasferenze sono ancora al palo
Le aree di trasbordo e trasferenza sono fondamentali per l’Ama a causa del sistema frammentario di smaltimento che costringe i camion a raggiungere una decina di impianti diversi, anche in altre province e in Abruzzo, in cui portare i rifiuti. Per questo servono aree dove i mezzi della raccolta scaricano la spazzatura sui camion più grandi che vanno poi negli impianti. La macchinosità di queste operazioni rallenta la raccolta. L’ordinanza chiedeva di «mettere in esercizio i siti di trasferenza o trasbordo» entro 15 giorni. Il tempo è scaduto, ma ad oggi poco è cambiato. Il centro di trasferenza di Ponte Malnome, che Roma Capitale aveva promesso a gennaio di chiudere dopo 180 giorni (dunque due settimane fa), continua a funzionare e probabilmente sarà operativo fino a settembre. Il centro di trasbordo a Saxa Rubra è nella fase dei collaudi: da Ama però precisano che già trasbordi con la “macchina madre” sono stati fatti. Il piano complessivo per undici aree di trasbordo c’è solo sulla carta. Si legge nel verbale dell’incontro dell’altro giorno tra Ama, Roma Capitale e Regione per verificare l’applicazione dell’ordinanza: il master plan delle aree deve aspettare le osservazioni dei municipi, poi ci dovrà essere l’approvazione di Roma Capitale. Morale: se ne parlerà in autunno. Domanda: perché si è partiti solo ora sull’onda della crisi?

Ama in ritardo: non attivato il tritovagliatore
C’è un paradosso nella crisi di Ama: con i rifiuti per strada, ha chiesto aiuto alle altre province del Lazio e all’Abruzzo, ma non ha fatto ha funzionare al massimo uno dei suoi impianti. Certo, ha stressato l’impianto di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia (sperando che questo non provochi nuovi guasti, come già successo, che avrebbero effetti disastrosi), ma il tritovagliatore mobile di via dei Romagnoli (Municipio di Ostia) è rimasto a lungo fermo. Inizialmente si è pensato che lo stop fosse determinato dalla contrarietà del Movimento 5 Stelle locale; in realtà Ama non è riuscita a trovare impianti di altre società che accettassero ciò che veniva prodotto in quel tritovagliatore. L’ordinanza chiedeva di attivare il tritovagliatore di Ostia entro sette giorni, era stato anche ipotizzato di affittarne altri, ma ad oggi il bilancio è deludente. Ama, nel vertice dell’altro giorno, ha ammesso che quell’impianto oggi sta lavorando un quantitativo risibile di indifferenziato, 50-60 tonnellate al giorno. Ed è stato avviato solo lunedì scorso. 50 tonnellate al giorno significa una goccia nel mare, visto che Roma produce tra le 2.500 e le 3.000 tonnellate di indifferenziato al giorno. Potenzialmente il tritovagliatore potrebbe lavorare anche 250-300 tonnellate di rifiuti al giorno.

Bilanci 2017 e 2018 lontani dall’essere approvati ad agosto
Nel cronoprogramma delle scadenze ordinate dal provvedimento della Regione per aiutare Roma a superare la crisi dei rifiuti, si legge: «Entro 30 giorni Roma Capitale e Ama devono procedere all’approvazione dei bilanci Ama Spa 2017 e 2018».

Facile a dirsi, più difficile a farsi vista la paralisi che sta affondando l’azienda di via Calderon de la Barca. Va detto che il nuovo consiglio di amministrazione, arrivato da poche settimane si è messo al lavoro subito su questa emergenza, ma la scadenza non sarà rispettata: ancora il bilancio 2017 non è stato inviato ai revisori e al collegio sindacale, che però avranno quindici giorni per esaminarlo, prima del necessario passaggio nel Cda e nell’assemblea. Sintesi: il bilancio del 2017, nel migliore dei mondi possibili, sarà approvato nella seconda metà di agosto e, solo dopo, inizierà il percorso di quello del 2018. Altro che 5 agosto come indicava la scadenza dell’ordinanza. In realtà Ama non rispettato neppure le scadenze previste dalla legge: la prima versione del bilancio 2017 fu licenziata dal vecchio consiglio di amministrazione (nominato dalla Raggi) a marzo 2018. Da allora è iniziato un drammatico braccio di ferro con Roma Capitale, culminato 11 mesi dopo con l’addio dell’ex presidente Bagnacani e dell’ex assessore Montanari. Su questa storia stanno indagando procura e corte dei conti.

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