Sgombero a Roma, il prefetto Pantalone: «Caos creato ad arte da infiltrati»

Sgombero a Roma, il prefetto Pantalone: «Caos creato ad arte da infiltrati»
di Alessia Marani
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Martedì 16 Luglio 2019, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 13:26

Prefetto Gerarda Pantalone, alla fine, lo sgombero della scuola occupata a Primavalle è riuscito. Ci sono stati momenti di tensione, ma superati.... 
«È stato messo in campo un dispositivo impegnativo da parte delle forze dell’ordine. Devo dire che il Questore Carmine Esposito ha lavorato molto bene e tutti i funzionari e il personale coinvolto hanno mostrato grande professionalità, equilibrio e umanità. Ho visto poliziotti a cui è stato lanciato di tutto contro, sono stati insultati a più non posso ma non sono caduti nelle provocazioni e sono stati in grado di portare avanti una lunga trattativa. Devo ringraziarli».

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Quindi, “buona la prima”, si potrà procedere con i prossimi sgomberi?
«Questo sgombero era previsto per il 30 aprile ma non eseguito perché alcuni adempimenti non erano terminati, poi, dopo il mio arrivo, è stato riprogrammato in altre 4 riunioni del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. C’era un sequestro preventivo con decreto di rilascio emesso dall’autorità giudiziaria e l’edificio era inagibile e pericoloso, non si poteva aspettare oltre. Faceva parte di un primo elenco già stilato e concordato con il procuratore della Repubblica, Comune e Regione, ho proseguito sulla stessa linea. Non si può deliberare uno sgombero da una parte, e dall’altra non metterlo in atto. Adesso stiamo lavorando a un nuovo elenco».
Vuole dire che ci sarà presto una nuova lista delle priorità?
«A breve fra pochi giorni. Stiamo lavorando per definirla, siamo in fase molto avanzata. Non appena sarà pronto il provvedimento che determina la pianificazione, verrà comunicato all’autorità giudiziaria, ai proprietari degli edifici e verrà pubblicato sul sito della prefettura». 
Fino a oggi si era parlato di 22 immobili più urgenti da liberare...
«Credo che saranno di più; in totale comunque, sgomberata la scuola di via Cardinal Capranica, ne restano 82 occupati». 
Il prossimo sarà via del Caravaggio, il palazzo occupato a Tor Marancia? Quando?
«Non glielo dico. Posso dirle solo che c’è un altro immobile per il quale, come per Cardinal Capranica, era stata fatta una programmazione concordata con la magistratura, sul quale c’è stata una comunicazione scritta e si sono fatte riunioni». 
Pare che per il palazzo di via del Caravaggio ci sia una data prefissata come per la Don Calabria...
«Le ripeto. Gli uffici stanno lavorando e ci sono dei censimenti in atto dei Servizi sociali per definire l’assistenza alloggiativa. E poi anche oggi con meno interferenze avremmo potuto concludere l’operazione prima e senza nemmeno quei momenti di tensione all’inizio».
Si spieghi meglio prefetto.
«Voglio dire che se non ci fosse stato chi da fuori voleva entrare sarebbe stato più semplice. Qualcuno ha aizzati gli occupanti alimentando in loro false speranze. Forse ci saremmo potuti risparmiare i tre arresti e le denunce per resistenza, se nessuno avesse contribuito a esasperare gli animi. Lo sgombero andava fatto e le persone erano consapevoli di dovere lasciare tant’è vero che avevano già preparato le valigie. Se si lavorasse tutti solo per il ripristino della legalità e per la tutela dell’incolumità delle persone sarebbe meglio. Penso che alcune cose vadano lasciate fuori». 
Quale situazione avete riscontrato all’interno?
«Innanzitutto, va ricordato che l’edificio era stato dichiarato inagibile dalla commissione stabili pericolanti e, quindi, c’era il dovere di intervenire anche per l’incolumità stessa degli occupanti. Nell’ex scuola abbiamo trovato chi, effettivamente, rientra nei casi di fragilità bisognosi di assistenza, ma anche chi non ne ha diritto. E chi non ha diritto all’assistenza, non l’avrà. Così come se risulterà qualche straniero non in regola con la normativa sul soggiorno, verrà trattato alla luce delle norme sull’immigrazione. Per il resto: non è che ci divertiamo a sgomberare, ci sono persone in ballo. Ma non si può fare a meno di lavorare per il ripristino della legalità e il rispetto della legge».

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