Un'esecuzione plateale, davanti casa. Forse per inviare un messaggio a qualcuno più potente e giustificare o vendicare la sparizione di soldi e droga, e magari evitare pure di finire a propria volta ammazzati. La svolta nell'omicidio di Fabio Catapano, 48 anni, l'ex noleggiatore di auto di Castel di Leva, ucciso a colpi di pistola lo scorso 17 luglio, nello spiazzo dove vivevano vittima e assassino, in via Sparanise, arriva con la conclusione delle indagini firmate dal pm Margherita Pinto e l'aggiunto Nunzia D'Elia.
Per l'assassino a sangue freddo, Giovanni Nesci, un imbianchino incensurato di 23 anni, calabrese di Soriano Calabro, in provincia di Vibo Valentia, si potrebbe profilare presto il processo con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e il porto abusivo di armi, una Beretta calibro 6,35.
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Le intercettazioni
«Giovanni per me era come un figlio - aveva detto Monica, la vedova, subito dopo il delitto - L'ho accolto con la massima ospitalità sia lui che gli altri tre amici, tutti calabresi, con i quali era venuto a vivere dietro a casa nostra. Erano sempre da me e Fabio, stavano con i nostri figli. Facevo per loro le ciambelle e ora Giovanni ha detto ai carabinieri di aver ammazzato mio marito. Così, a sangue freddo. Ma per me stava fuori, era spaventato. Non era drogato, ma aveva gli occhi rossissimi. Era terrorizzato per qualcosa». Un paio di sere prima Nesci e un altro suo coinquilino avevano cenato dai Catapano. Al rientro a casa il ventenne calabrese aveva riferito di essere stato derubato da qualcuno.
«Non ho sentito nemmeno i colpi - si è disperata per giorni la vedova - sono uscita dieci minuti dopo, quando il corpo di mio marito era già stato visto dal vicino. Fabio era seduto, tutto contorto, appoggiato al muro di cinta». Lo ha scosso e ha visto i tre fori sul petto e una pallottola ancora incastrata sulla spalla, dietro alla schiena. «Fabio Catapano era un incensurato, oltre che una brava persona» sottolinea l'avvocato Ennio Scatà, che assiste la vedova. «Anzi si era pure attivato per cercare di capire chi avesse fatto sparire quei soldi». La vittima, un ex noleggiatore di auto, era rimasta disoccupata col lockdown.