Roma, emergenza gatti randagi. «Manca l'anagrafe, le sterilizzazioni vanno a rilento e c'è il rincaro dei prodotti alimentari»

"In tutta la città stimiamo la presenza di circa 300.000 gatti", dice Susanna Celsi, presidente dell’associazione Asta

L'oasi felina di Porta Portese
di Giampiero Valenza
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 20:06 - Ultimo aggiornamento: 22:00

Il giorno di Ferragosto squilla il telefono all’Oasi felina di Porta Portese, a Roma. È la polizia locale che chiama per chiedere aiuto: una decina di gattini è stata appena abbandonata. Devono essere tutti ancora svezzati. La loro vita è a rischio: qualcuno li ha tolti alla mamma troppo presto, così ora sono le volontarie a doversene prendere cura. E sono loro stesse ad ammettere che c’è stato un boom di nascite e di abbandoni sul territorio.

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Emergenza gatti a Roma, il post pandemia

«Rispetto allo scorso anno il numero dei cuccioli abbandonati a Roma è raddoppiato: lo scorso anno nell’Oasi ne avevamo 21, ora ce ne sono 40 da adottare», dice Susanna Celsi, presidente dell’associazione Asta che si prende cura dei mici di Porta Portese. «In tutta la città stimiamo la presenza di circa 300.000 gatti, ma ciò che abbiamo notato quest’anno è l’aumento incredibile dei cuccioli - prosegue - La pandemia ha rallentato le sterilizzazioni e così molte persone stanno abbandonando i gattini appena nascono».

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Non ci sarebbe solo il Covid, però: i rincari dei prodotti alimentari mettono a rischio la sostenibilità economica di una famiglia.

Figuriamoci per mantenere in più una cucciolata intera. E così anche dal Campidoglio fanno notare che è quasi raddoppiato, rispetto allo scorso anno, il numero dei gatti assistiti dalla rete delle gattare sostenute da contributi economici del Comune. In circa 500 colonie feline monitorate ci sono 9000 gatti che gravitano da quelle parti e che hanno acqua, cibo umido e crocchette. Un numero che, lo scorso anno, era all’incirca della metà. «I ritrovamenti dei cuccioli sono sempre tanti, anche nei cassonetti della spazzatura», dice il veterinario Lorenzo Caprini. 

I numeri

Il Comune mette a disposizione un punto di primo soccorso gestito dalla Asl Roma 3, alla Muratella. Nei gattili, ci sono circa mille ospiti. Quello dell’oasi felina di Porta Portese è il più grande (con 248 gatti). Poi ci sono il gattile Panda (244), quello di Valle Grande (238), La casetta dei gatti e Azalea (100 mici ciascuno). Ne ha 83, invece, la storica colonia felina di Torre Argentina, la cui associazione è impegnata proprio sulle sterilizzazioni. Lì è altissima la curiosità dei turisti che approfittano della visita all’area archeologica per dare un’occhiata ai gatti che, sornioni, si aggirano nella zona in tutta tranquillità. «Ci seguono sui social da tutto il mondo e incuriositi vengono a trovarci», spiega Valentina Faiella, una delle attiviste dell’associazione che si occupa della colonia. «Sensibilizziamo le persone sull’importanza della sterilizzazione», aggiunge la volontaria dell’associazione impegnata su più fronti, anche sulla lotta alle “gattare seriali”, le animal hoarder, quelle che accumulano animali in casa in modo patologico. «Ce ne sono circa mille in tutta la città - dice - Registriamo casi più o meno gravi, come quello avvenuto proprio prima della pandemia con una donna morta in un appartamento di Trionfale, che ne aveva 70 in casa - racconta - Riuscimmo a mandarne in adozione una decina. Ne è rimasto uno, Minareto, che continuiamo a curare per una serie di problemi di salute». 

 

La prospettiva

In autunno la Capitale potrebbe avere un cambio di passo. L’assessorato all’Ambiente è al lavoro con il nuovo bando triennale che, secondo le previsioni, partirà in autunno. In questo modo, saranno rafforzate le attività di sterilizzazione, microchippatura e assistenza di base. Intanto, le associazioni chiedono a gran voce l’istituzione dell’anagrafe dei gatti sulla linea di quanto già avviene per i cani, così da microchipparli e avere un quadro chiaro sulla loro presenza a Roma e nella Regione. Una mappatura che dunque coinvolgerebbe anche tutte le persone che, oggi, hanno un micio in casa. «Il sistema dell’anagrafe è una realtà presente oggi solo in Lombardia - dice Claudio Locuratolo, coordinatore delle guardie zoofile di Roma e Provincia dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali - Abbiamo un’interlocuzione in corso con la Regione Lazio, speriamo che quanto prima diventi realtà. Sarebbe una soluzione in grado di risolvere tante sofferenze negli animali. Come dimostrato per i cani, i microchip riducono gli abbandoni».

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