Roma, Boom di congedi ai comunali: uno su 3 ha parenti «invalidi»

Roma, Boom di congedi ai comunali: uno su 3 ha parenti «invalidi»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 13 Novembre 2020, 07:28

Al Comune di Roma quasi un dipendente su 3 dichiara di avere un parente invalido. E per questo ottiene i congedi della legge 104. L'ultimo record sembra paradossale, dato che l'età media degli impiegati capitolini cala di anno in anno, grazie al mix tra nuove assunzioni e prepensionamenti di Quota 100. Ma incredibilmente le licenze 104 si moltiplicano: oggi sono quasi 7mila i lavoratori col permesso in tasca, tra vigili urbani, geometri e travet dell'anagrafe. Sempre più dipendenti, sempre più giovani, chiedono e ottengono i congedi che, in teoria, dovrebbero servire ad assistere un famigliare disabile. Licenze solitamente appannaggio dei lavoratori più in là con gli anni, alle prese con genitori anziani. Certo, la 104 è accordata anche a chi ha figli con handicap, o altri parenti a carico con infermità gravi, ma in genere è una quota residuale. Ecco perché nemmeno ai piani alti del Campidoglio si aspettavano di leggere le cifre annotate nell'ultimo «conto annuo del personale», il rapporto, 59 pagine, dove viene fatta una radiografia ai capitolini: 23mila dipendenti tra agenti della Municipale, assistenti sociali, tecnici, sportellisti dell'anagrafe, insegnanti di asili e nidi.

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L'ultimo report dice che su 23.452 dipendenti, ben 6.839 sono «titolari di permessi per legge n. 104/92». Quasi il 30% del totale. Un record, appunto. Nel settore privato, la media è del 3,15% Nel 2018 i dipendenti comunali con i congedi famigliari erano quattrocento in meno: 6.447 su 23.244 lavoratori. Prima ancora, nel 2017, gli impiegati con il permesso 104 erano 5.877 su un totale di 23.881. Mille in meno, nonostante il numero complessivo dei dipendenti del Campidoglio fosse più alto. E attenzione: l'ultimo rapporto, quello dove sono annotati i quasi 7mila travet con la licenza 104, è aggiornato al 31 dicembre 2019.

Dunque prima che l'emergenza Covid spingesse il governo a incentivare il ricorso ai congedi per limitare gli assembramenti in ufficio. Evidentemente a Palazzo Senatorio e negli altri distaccamenti dell'amministrazione si erano portati avanti: molti stavano a casa già prima.

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A impressionare, si diceva, è soprattutto un aspetto: l'impennata dei permessi si registra al termine di un periodo in cui la macchina amministrativa capitolina è stata largamente svecchiata. L'età media si è abbassata, dato che dal 2016 a oggi sono stati ingaggiati quasi 5mila addetti. «Ed entro il 2020 - annunciava a gennaio la sindaca Virginia Raggi - avremo inserito oltre 6mila nuovi dipendenti, producendo un ricambio del personale pari al 26%». Peccato che tra i nuovi arruolati più d'uno, fiutata l'aria in Campidoglio, abbia già iniziato a chiedere licenze per saltare il turno. Con le assunzioni si puntava a ridurre un po' l'antica piaga dell'assenteismo, come dichiarato più volte dalla giunta grillina, ma almeno sul fronte dei congedi famigliari è avvenuto il contrario. Con una vera e propria esplosione dei permessi. Anche nelle società partecipate le cose non vanno meglio. All'Atac, secondo l'ultimo report disponibile, diffuso nel 2018, in 2.888 su 11mila tra autisti, macchinisti e impiegati, hanno il congedo per i famigliari invalidi. All'Ama la proporzione è grosso modo la stessa. «Non siamo noi a decidere se accordare o meno i permessi 104 - dicono in Comune - non possiamo far altro che accettare le decisioni dei medici». Certo è che quando si è indagato, anche di recente, si è scoperto che a decine sfruttavano la licenza per ragioni molto poco assistenziali. C'è anche chi, grazie ai giorni di congedo, è andato in campeggio o a prendere il sole sulle spiagge della Calabria.
 

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