Ha tentato il suicidio, l'hanno salvato in tempo ma risultato positivo al covid è rimasto 24 ore in ambulanza prima di esser ricoverato. Dalle 5 del pomeriggio di giovedì fino alle 5 del pomeriggio di venerdì: 24 ore, un giorno e una notte, davanti al pronto soccorso dell'ospedale di Frascati, in attesa di un posto letto nel reparto di psichiatria. È quanto ha dovuto attendere un giovane romano sottoposto a Tso (trattamento sanitario obbligatorio). Il giovane aveva tentato il suicidio con una abuso di farmaci e, per questo, è stato trasportato in ambulanza in ospedale dove, sottoposto a tampone, è risultato positivo al Covid e, per questo, è rimasto in ambulanza insieme al personale del 118 in attesa che, nel reparto, si predisponesse un posto per accogliere un paziente psichiatrico e malato di Covid.
Tenta il suicidio, salvato in extremis resta 24 ore in ambulanza: era positivo al Covid
Una lunga attesa in compagnia degli operatori dell'ambulanza che, per loro fortuna, erano insieme ad un paziente tranquillo e che volontariamente si è sottoposto al colloquio con lo psichiatra direttamente nel mezzo di emergenza.
Il direttore del Pronto soccorso del Policlinico Casilino, Adolfo Pagnanelli fa un appello ai cittadini: «Venite in Pronto socorso solo quando è necessario, abbiamo bisogno di spazi in cui assistere in sicurezza con il necessario distanziamento, chi sta male». Il problema è questo. «Fino a un certo numero di accessi riesci a mantenere il distanziamento, poi rischia di saltare e che fai? Soprattutto davanti a un positivo, come ti comporti, certo non butti la bomba in mezzo agli altri. Finiti gli spazi non ti resta che attendere si creino altre possibilità, a tutela dei pazienti. Esiste un problema per i pazienti psichiatrici, per chi è positivo ma anche per chi non si sa. Tutto sta nell’esigenza di mantenere un distanziamento. Poi ti inventi nuovi spazi, ti allarghi nei corridoi, arrivi a un punto che li tieni in ambulanza pur sapendo che rappresenta una criticità per chi ci sta dentro e per il territorio. Nessuno è contento di questa situazione, quando arriveranno posti letto sono convinto che riusciremo a ridurre il problema».
Il presidente dei Medici dei Pronto soccorso, Giulio Maria Ricciuto, conferma il disagio: «È un problema che ci sta a cuore, noi vorremmo far entrare tutti, l’assistenza in ambulanza viene sempre garantita, un nostro medico esce e visita il paziente. Il problema è che se dentro non ci sono posti letto dove ricoverare i pazienti, il pronto soccorso diventa l’unico terminale, è chiaro che gli spazi devono essere osservati, il distanziamento sociale va garantito. Le ambulanze si fermano perché non c’è il flusso in uscita dal ps. L’emergenza è più acuta del solito e vale per tutti gli ospedali, mancano posti letto adeguati covid e no covid, tiriamo la coperta dove possiamo. Perché non ci sono operatori sanitari in grado di permettere di aprire posti letto. E le ambulanze sono certo più sicure delle barelle in spazi angusti in questo momento».