Sciascia, considerato una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo, è stato una delle voci più critiche dell’Italia e della sua Sicilia in particolare. Quasi 60 anni fa Sciascia aveva già capito come Cosa Nostra non fosse un fenomeno concentrato e circoscritto alla Sicilia, ma si fosse espanso in tutta la Penisola. Lo aveva scritto proprio nel “Il giorno della civetta”: «Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già, oltre Roma…». Parole che, negli anni, si sono rivelate reali. Tante le inchieste che hanno dimostrato come la mafia si sia infiltrata e insinuata nell’economia, tra le istituzioni e come sia diventata anche un metodo di comportamento tra i gruppi criminali che nulla hanno a che vedere con i clan organizzati riconducibili a Cosa Nostra o alla Ndrangheta.
È il cosiddetto metodo mafioso che ha colpito anche ad Ostia. All’incontro di ieri, che fa parte dell’iniziativa “Capolavori della letteratura europea”, hanno partecipato il comandante della scuola, il generale Stefano Screpanti, Francesco De Sanctis e Gianni Letta, presidente e presidente del Comitato d’Onore della Fondazione, l’ispettore per gli Istituti di istruzione della Guardia di Finanza, il generale Carlo Ricozzi, oltre a rappresentanti delle fiamme gialle in forza ai comandi di Roma e Ostia.
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