«In questa occasione - racconta Barbera - sarà possibile vedere da vicino uno straordinario reperto, una grande ruota idraulica in legno rinvenuta presso le Terme dei Cisiarii che conserva le tasche idonee a pescare l'acqua dal sottosuolo per sollevarla e renderla utilizzabile per gli usi termali». Pescavano dalla falda più di 60 pozzi, ai quali si aggiungevano numerose ruote idrauliche: «Ostia Antica disponeva di acqua dolce in quantità, si può dire che fosse una città galleggiante su una estesissima falda, che rendeva l'acqua disponibile a meno di tre metri di profondità» osserva Elettra Santucci, architetto e studiosa di idraulica antica che interverrà oggi all'incontro. Un'accurata distribuzione permetteva di disporre d'acqua corrente nelle abitazioni, nelle terme, nelle oltre 250 fontane, nei condomini e nelle latrine.
Si fa presto a chiamarle semplicemente latrine.
Queste ultime avevano grandissima importanza tra le infrastrutture igienico-sanitarie delle città romane. «Potevano essere sia private come quelle che ad Ostia Antica vediamo nelle domus più ricche o nei condomini, ma anche pubbliche. Infatti è stata la civiltà romana la prima a predisporre questi ambienti per l'utilizzo di tutti i cittadini» spiega l'archeologa Silvia Calvigioni. «Le latrine erano ambienti tecnologicamente molto avanzati: al loro interno si poteva trovare acqua corrente predisposta per pulirsi e per lavarsi, ma erano anche allacciate alla rete fognaria cittadina, cosa che garantiva lo smaltimento dei rifiuti e la sanità dell'ambiente».
«La prima colonia romana si caratterizza, del resto, per il suo rapporto con l'acqua - aggiunge Santucci - nasce in un territorio alla confluenza del fiume Tevere nel mar Tirreno, è dotata di un porto fluviale e le strutture della città si affacciano direttamente sulla spiaggia. Inoltre, può contare su una ricca circolazione idrica, una falda freatica di acqua dolce sfruttabile attraverso lo scavo di pozzi e l'uso di ruote idrauliche di legno».
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