Roma, caso Galioto, dieci testimoni lo accusano: «Fu lui a picchiare il clochard»

Roma, caso Galioto, dieci testimoni lo accusano: «Fu lui a picchiare il clochard»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 13 Giugno 2020, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 10:53

Ha ucciso per cinque euro. Per la colletta tenuta dai clochard di Ponte Sisto. Una volta mancava un euro, un'altra cinquanta centesimi, a volte anche più spiccioli. E Petrec Stoica, barbone come lui, una vita trascorsa a girare il mondo in bicicletta con un gatto aggrappato al collo, sospettato di essere il ladro, andava punito. Sarebbe questo il movente che il 6 maggio scorso avrebbe spinto Massimo Galioto, il punkabbestia romano già accusato e assolto per l'omicidio dell'americano Beau Solomon, a pestare Stoica fino a ucciderlo.

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L'AGGRESSIONE
Per la procura un caso chiuso, che però necessita degli ultimi riscontri. Dieci testimoni, per lo più senzatetto del giro di Ponte Sisto, hanno dichiarato che è stato Galioto a tirare calci a Stoica lasciandolo agonizzante a un passo dal Tevere. «Era lì, tutto vestito di nero, col cane al seguito e si accaniva su di lui», ha raccontato uno dei testimoni. Nessuno, però, ha saputo spiegare il motivo dell'aggressione. O almeno riportare la discussione tra i due. «Petrec era già a terra», hanno detto gli amici senzatetto, «noi ci siamo avvicinati quando la lite era già degenerata». «È probabile che hanno litigato per i soldi. Ci sono stati spesso degli ammanchi».

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Di certo in quei giorni Stoica o ha rubato per davvero i soldi dalla colletta o qualcuno lo ha accusato ingiustamente. In meno di ventiquattro ore, infatti, ha subìto tre aggressioni, l'ultima fatale. Era stato picchiato da un paio di uomini la sera prima, attorno alle 22, e anche lo stesso giorno, verso mezzogiorno, da un altro clochard tedesco, e nemmeno sette ore dopo da Galioto. Il pm Marcello Cascini, però, non ha dubbi ed è a Massimo Galioto che contesta l'omicidio volontario. «Prima che il punkabbestia lo picchiasse era vigile e tranquillo», ha raccontato un altro clochard. Per la difesa i due precedenti pestaggi, però, pesano. «Sarà l'autopsia a stabilire quali sono state le lesioni che hanno determinato la morte», ha dichiarato il difensore di Galioto, l'avvocato Michele Vincelli che sta cercando di reperire testimoni sui precedenti pestaggi. Gli inquirenti sperano di trovare la prova cruciale, però, sugli abiti di Massimo Galioto. Martedì la polizia scientifica avvierà gli accertamenti per trovare eventuali tracce ematiche della vittima sui pantaloni e il giaccone sequestrati al clochard romano pochi minuti dopo l'aggressione, mentre cercava di allontanarsi.
Sarà effettuata anche una perizia sul filmato che ha ripreso in lontananza la scena. «Sembra Galioto, ma non c'è prova che i colpi mortali siano stati inferti da lui», è la convinzione della difesa riguardo il video. A ottobre per Galioto si aprirà il processo d'appello per l'omicidio del ragazzo americano spinto nel Tevere. La procura, dopo l'assoluzione, punta all'ergastolo. 

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