Ipa di Roma, speculazioni con i fondi dei comunali. Un buco da mezzo milione

Ipa, speculazioni con i fondi dei comunali. Un buco da mezzo milione
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 00:19

Impiegati delle scuole comunali si dichiaravano per «esperti di finanza». E investivano i contributi dei dipendenti del Campidoglio in «titoli rischiosi». Il risultato di un decennio di investimenti speculativi è una perdita stimata in oltre mezzo milione di euro dall’ex commissario Fabio Serini, nominato da Raggi ai vertici dell’Ipa a maggio del 2017 e appena rimpiazzato da Gualtieri. L’istituto di previdenza dei 23mila comunali oggi è a un passo dalla bancarotta: nei conti c’è un buco da 51 milioni di euro, come rivelato dal Messaggero. La vicesindaca Silvia Scozzese ieri ha rassicurato l’esercito di impiegati, insegnanti e vigili urbani che ora teme di perdere la pensione integrativa, dopo anni di contributi investiti in un ente sfruttato come un bancomat da dirigenti e sindacalisti: «Razionalizzeremo l’Ipa e tutte le pensioni saranno assicurate», ha garantito la vice di Gualtieri. Ma la cassa piange.

Oltre ai mutui di favore concessi a dipendenti già ultra indebitati che poi non hanno pagato una rata, oltre ai viaggi all’estero nei college esclusivi pagati dall’Ipa per i figli dei dirigenti, c’è un altro tassello che aiuta a capire la genesi della voragine finanziaria che spinge l’istituto comunale verso il crac. «Risorse monetarie notevoli - ha scritto Serini in uno dei primi esposti spediti alla Procura di Roma, nell’agosto del 2017 - sono state utilizzate per investimenti speculativi».

Centinaia di operazioni avrebbero generato «al momento una perdita sospetta complessivamente di oltre 500mila euro». Dalle carte riservate di una consulenza tecnica chiesta dall’Ipa già a settembre 2015, emergerebbe il sistematico ricorso degli ex vertici a investimenti speculativi «non consoni ad un ente pubblico con finalità assistenziali», quale era l’Ipa. Un ex manager per esempio dichiarava alle banche «un’alta esperienza in investimenti finanziari».

Anche se prima di arrivare al timone dell’istituto di previdenza del Campidoglio era un impiegato dell’ufficio Scuola del Comune. La laurea? «In sociologia - risponde, contattato da questo giornale, con la garanzia dell’anonimato - ma mi interessavo di finanza. All’università avevo dato alcuni esami in statistica». Sulla scorta di queste conoscenze, ha deciso per anni di investire «parte consistente» dei fondi dell’istituto su titoli con «una propensione al rischio elevata». Secondo la consulenza, si sarebbe trattato di «operazioni palesemente inadeguate al reale profilo di rischio dell’ente», la cui attività di investimento «doveva essere rivolta verso strumenti finanziari capaci di garantire una rivalutazione moderata del capitale, senza rischi eccessivi». Solo le operazioni con un istituto di credito avrebbero prodotto nel decennio 2004-2014 «un risultato negativo complessivo per l’ente di 462.339 euro». Del resto i prestiti milionari venivano gestiti da giardinieri e bidelli.

GIOCHI CONTABILI

Come è potuto succedere? «Ci siamo accorti che avevamo molti soldi in cassa - riprende l’ex dirigente - e abbiamo deciso di investire: prendevamo titoli all’8% e li rivendevamo al 10 o al 12. Ci guadagnavamo. Fino a quando sono stato in carica avevamo plusvalenze da 2 milioni e mezzo di euro». Poi evidentemente il giocattolo si è rotto. Qualcuno ha osato troppo, se è vero che già all’agosto del 2017 le perdite superavano il mezzo milione di euro. L’ennesimo colpo a una cassa sull’orlo del dissesto. Secondo la vice di Gualtieri, Scozzese, durante l’era Raggi i conti sono peggiorati. Serini si difende: «Gli iscritti sono calati? 4.661 cancellazioni sono di dipendenti andati in pensione, altre 2.770 sono state le cancellazioni dei dipendenti dell’Ama, che ha stipulato una convenzione con un ente diverso dall’Ipa». L’ex commissario afferma poi di avere scoperto «crediti inesistenti per 16,4 milioni e artifizi contabili effettuati dalle vecchie gestioni: l’unico immobile di proprietà dell’Ipa è stato pagato 1,4 milioni, ma era stato annotato nel bilancio a 3,3 milioni». Il doppio.

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