Enzo Galli morto, addio al conducente “rock” che incantò anche i Beatles e il Piper

Addio al fondatore dei Rokketti: spopolò negli anni '60 in Germania, Svezia e nei night romani

Termini, giungla abusivi: così i tassisti irregolari ingannano gli stranieri
di Cristina Gazzellini
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Venerdì 19 Agosto 2022, 21:48 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 10:55

Per oltre mezzo secolo la musica è stata la sua vita. E anche quando la sua attività principale era diventata un’altra, quella di accompagnare a Roma i turisti a bordo del suo taxi, le canzoni non mancavano mai. E così ieri mattina musicisti e tassisti si sono ritrovati a Civitavecchia, nella chiesa Cattedrale dedicata a San Francesco, per dare l’ultimo saluto a Enzo Galli. Uno dei fondatori, insieme ai fratelli Santino e Mario Rocchetti, a Mario Paparozzi e Gianni Bonavera della band dei “Rokketti” che spopolò prima in Germania dove arrivò persino a suonare ad Amburgo insieme ai giovanissimi Beatles, poi in Svezia e alla fine anche in Italia, con decina di serate al Piper, nei “mitici” anni ’60 del secolo scorso. 

LA BAND

Enzo Galli, 86 anni era un “musicista e tassista” come lo descriveva anche il necrologio funebre e entrambe le professioni le faceva col cuore. Quando ormai grande e pensionato, tornò in Italia e con i soldi guadagnati in Germania decise di comprare un taxi, la musica (era un cantante e batterista) restò la sua compagna. Nel viaggio di circa un’ora tra Civitavecchia e Roma, teneva compagnia ai turisti che portava a visitare la Capitale, cantando quelle canzoni della nostra tradizione, soprattutto napoletano, che per anni hanno fatto conoscere l’Italia all’estero. «Era il nostro tutor – racconta appena arrivato Santino Rocchetti, forse il più famoso del gruppo, indimenticato autore e cantante di brani come “I miei giorni felici” – debbo tutto a lui.

Quando partimmo per la Germania nel 1958, avevo appena 14 anni, mio fratello 17, anche gli altri erano minorenni. Enzo, appena rientrato dal militare, era l’unico ad aver compiuto 21 anni e fece da garante per noi con le autorità tedesche. Se non fosse stato per lui non avremmo avuto il passaporto, ma non solo dovette anche garantire per me che ero il più piccolo che non suonassi oltre le 22. Quello fu un problema perché le serate a quell’ora erano appena cominciate. Ma fino ai miei 16 anni dovemmo per forza fare così. Siamo sempre rimasti legati ed oggi la vecchia band si è riunita per salutare il suo “fratello maggiore”».

Una bella avventura quella dei Rokketti, cominciata quasi per gioco con le feste locali, poi con le prove proprio a casa della famiglia Rocchetti (da qui il nome del gruppo che poi per esigenze “sceniche” cambiò il nume inserendo due K) a Montalto di Castro dove si riunivano con i giovani musicisti di Civitavecchia. E da dove partirono a cercare fortuna nei locali da cabaret in Germania. «Qui non c’erano, per noi ragazzi, grandi prospettive nel dopoguerra – racconta anche Mario Paparozzi – ma sapevamo suonare vari strumenti e avevamo un sogno e lo abbiamo inseguito. Enzo Galli come batterista e voce, Santino e Mario Rocchetti, come chitarra e pianoforte, Bonavera al sax, io come voce e basso, abbiamo cominciato suonando canzoni della tradizione italiana e tanti brani napoletani, nei locali più alla moda della Germania, dove l’Italia all’epoca era “pizza e mandolino”. Quello volevano dai cantanti italiani e quello facevamo. Poi conoscemmo un altro genere, ancora poco noto in Italia dove la musica era quella dei night club, il rock. E ci lanciammo in questa nuova avventura, che ci portò a suonare ad Amburgo con i giovanissimi Beatles e tornati in Italia a fare anni di serate al Piper, grazie a Piero Focaccia, il cantante di “Stessa spiaggia stesso mare” che ci senti suonare in spiaggia a Montalto dove eravamo in vacanza e ci fece ingaggiare dal suo impresario. Ma questa è un’altra storia. Enzo era il più grande, era orfano e aveva bisogno di guadagnare. Non se la sentì di cambiare genere e rischiare e rimase fino alla pensione in Germania dove nel frattempo si era sposato ed aveva messo su famiglia, suonando con altri gruppi. Poi, anche lui come noi sentì la nostalgia di casa e tornò a Civitavecchia dove, con i soldi guadagnati comprò anche un taxi e per 10 anni portò a Roma i turisti, allietandoli con le sue canzoni».

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