Un angelo nell'inferno della spazzatura che invade la Capitale. Daniela Giusti è una cittadina romana, divorziata e con una figlia minore a carico, che, stanca di vedere i rifiuti strabordare dai cassonetti di fronte a casa sua, in via Val Melaina, non appena ha un po' di tempo, scende per strada - armata di guanti e di una buona dose di stoicismo - cercando di fare pulizia e ordine; quello per cui sarebbero pagati gli operatori di Ama con i soldi della Tari.
Rifiuti a Roma, decine di cassonetti a fuoco. La paura dei cittadini: «Puliamo le strade da soli»
È nobile questo suo senso civico. Ma perché lo fa?
«Perché io qui ci abito e c'abbiamo i topi che sono a dimensione di gatto e di cane.
Pochi giorni fa non si poteva nemmeno passare sul marciapiede per i rifiuti.
«Sono state fatte delle telefonate all'Ama dai residenti, li hanno minacciati che davano fuoco ai cassonetti e buttavano la monnezza in mezzo alla strada. E quindi sono venuti subito a pulire. Stanno tutti imboscati dentro gli uffici. Portiamo la monnezza nostra in Germania, e ci aumentano di prezzo, perché ai siti che c'erano gli hanno dato fuoco. Certo, la gente non ce la fa più. Sono tutti incendi dolosi. Da un sindaco all'altro non è cambiato nulla. Io non dò la colpa alla Raggi e manco a Gualtieri. Il problema è quello che ci sta intorno...
È arrivata la bolletta della Tari?
«Sì, ma io - già gliel'ho detto - i soldi non glieli dò. Perché è un servizio questo? Non ti vengono a pulire, non ti vengono a derattizzare... Mi hanno pure mandato la multa. Che mi vuoi venire a tirare i pidocchi? Io il reddito di cittadinanza non ce l'ho. Non me lo hanno dato perché mia figlia ha due soldi sul libretto della posta e non li può toccare finché compie 18 anni. Pago pure l'affitto all'Ater e ci sta gente con 3 macchine».