L'assessore al Patrimonio, Rosalba Castiglione, è andata sul posto, sfidando le urla dei neofascisti. E lì è rimasta fino a notte inoltrata. Virginia Raggi ha seguito la protesta per tutto il giorno, parlando sia con il questore, Carmine Esposito, sia con il nuovo prefetto, Gerarda Pantalone. La famiglia rom, di fatto, da ieri è sotto scorta. Protetta da decine di agenti delle forze dell'ordine. Quando entra e quando esce dall'appartamento comunale. E le cose non cambieranno. Almeno fino a quando «l'incolumità» dei nomadi sarà considerata a rischio. Sempre che il Comune non decida di trasferirli in un altro alloggio, ipotesi per ora solo sullo sfondo, ma che non viene esclusa del tutto.
Raggi non vorrebbe far passare il messaggio di una retromarcia, come avvenuto un mese fa, sempre a Casal Bruciato. La speranza è che il trambusto degli ultimi due giorni perda forza, nelle prossime ore. Anche se CasaPound promette altri picchetti. E i residenti di via Sebastiano Satta sembrano ostinati a continuare, «fino a che quelli non se ne vanno».
LA MODIFICA
Ma in Comune, nonostante le ore concitate, si prova a guardare oltre l'ultimo episodio di insofferenza. Fonti della maggioranza assicurano che a breve saranno cambiate le regole con cui si assegnano le case popolari. Per tagliare o quantomeno ridurre il problema alla radice. Ce l'hanno, i pentastellati di maggioranza, con i vecchi criteri, datati 2012, che concedono «a chi proviene dai campi rom e dai centri d'accoglienza» un extra di 18 punti. Che possono essere fondamentali per scalare le liste d'attesa degli uffici delle Politiche abitative. «I 18 punti saranno tagliati, serve una riforma delle graduatorie dell'edilizia residenziale pubblica», assicura chi sta seguendo la pratica nel M5S. Non è l'unica strada che il Campidoglio batterà per provare ad affrontare quello che il neo-prefetto Pantalone definisce «il problema forse più difficile della città». La questione dei campi rom da smantellare. «Campi creati dalla destra, compresa la Lega», sottolineano gli stellati. Negli ultimi giorni si è deciso di riprovare con i rimpatri, anzi i «rientri volontari assistiti». Dopo l'esperimento con la Romania, che ha portato 40 nomadi del Camping River, sgomberato un anno fa, nella cittadina di Craiova, l'amministrazione comunale ha già avviato contatti con alcune ambasciate per siglare altri protocolli d'intesa. Anche con paesi extra Unione europea. L'obiettivo è coinvolgere Moldavia, Bosnia, Bulgaria, Macedonia e Kosovo.
A pagare il sussidio per chi sceglie di tornare nel Paese di provenienza - 3mila euro l'anno, per massimo 2 anni - dovrebbero essere i fondi comunitari. Se ne sta occupando la delegata di Raggi per i Rom, Monica Rossi. La caccia ai soldi di Bruxelles è già partita. Sperando che a Roma si plachino le rivolte. Non sembra così: oggi i centri sociali protesteranno proprio a via Satta e c'è il rischio di un contatto con l'ultradestra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA