Camion bar a Roma, i Tredicine restano padroni: nuove licenze, zero traslochi

Camion bar a Roma, I Tredicine restano padroni: nuove licenze, zero traslochi
di Lorenzo De Cicco e Camilla Mozzetti
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Lunedì 24 Giugno 2019, 00:47 - Ultimo aggiornamento: 01:36
Metà banchi accanto ai marmi scolpiti dal Bernini, con licenze in tasca riassegnate di fresco e valide fino al Natale del 2025, e nemmeno un camion bar sfrattato. Bilancio 2016-2019 dei Tredicine & Co. Dopo avere prosperato con tanti sindaci di ogni colore, anche con Virginia Raggi al governo di Roma, la dynasty dei caldarrostai partita negli anni ‘60 da Schiavi d’Abruzzo e che ha conquistato Roma un banchetto dopo l’altro, ha mantenuto intatto il proprio potere, quel regime di semi-monopolio delle licenze che frutta guadagni d’oro. E che vengono reinvestiti dove capita: gelaterie, chioschi, ristoranti. Un impero lievitato con le autorizzazioni del Comune.




LE CONCESSIONI
Con i 5 Stelle la musica non è cambiata, anzi. Nel 2017 è arrivata perfino la riassegnazione di decine di licenze, avanti così per altri nove anni. E non in una zona qualsiasi, a piazza Navona, simbolo della Roma barocca, salotto della Capitale e terra di passeggio (e di shopping) per centinaia di migliaia di turisti. Cambiano le giunte, non i privilegi. I Tredicine si sono accaparrati 20 banchi commerciali su 42 per la fiera più ambita, la festa della Befana. Tradotto: affari d’oro garantiti per tutte le vacanze di Natale. I Tredicine l’hanno spuntata vincendo un bando che premiava, tra i vari criteri, l’«anzianità di servizio».

E chi meglio di loro, “padroni” delle licenze del Campidoglio da decenni? Difatti hanno sbancato o quasi la posta in palio. In barba a quanto aveva annotato sia l’Authority per la concorrenza che l’Anticorruzione. Il pool di Cantone, interpellato con un esposto, disse in sostanza che l’amministrazione grillina aveva sbagliato calcoli e contromisure, cumulando l’anzianità del posto alla fiera di piazza Navona con l’anzianità dell’iscrizione al Registro delle imprese. L’Antitrust fu ancora più dura e criticò la durata delle nuove licenze messe a bando. «La particolare durata dell’attribuzione dei posteggi – scrisse – appare impedire indebitamente lo sviluppo di dinamiche competitive per un periodo di tempo eccessivamente lungo». Non solo, il Garante ritenne che i criteri di valutazione del Comune presentassero «evidenti criticità concorrenziali nella misura in cui valorizzano la pregressa partecipazione alla manifestazione come criterio di aggiudicazione» dei banchi. Ma il Campidoglio tirò dritto.
Nulla è avvenuto invece per il trasloco dei camion bar. Tredicine e parenti vari, ne hanno in mano 40 su 69. Altro tesoro, perché si tratta di avamposti commerciali piazzati davanti ai monumenti e ai luoghi più visitati della Città eterna. Anche qui: business assicurato. Marino ne aveva fatti trasferire 22, con Raggi non si è mossa una ruota. «La direzione con il M5S è quella giusta», ha commentato giusto un anno fa in un’intervista Alfiero Tredicine.

L’INCHIESTA
A muoversi è stata la Procura, che ha messo sotto la lente altre licenze. Quelle delle bancarelle. Chi è finito nel registro degli indagati? I due fratelli Dino e Mario Tredicine, coinvolti con altre 40 persone lo scorso febbraio in un’inchiesta sul racket delle postazioni in rotazione. Le accuse non sono banali: si va dall’associazione a delinquere all’induzione indebita a dare e promettere utilità.
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