Ostia, nell'ex fortino del clan Spada: «Ora il pericolo è un'altra guerra»
Roma, spararono al cognato di Roberto Spada: tre arresti a Ostia
Un'operazione studiata nei minimi dettagli, visto che quell'area è controllata h24 dalle vedette. Giovani che osservano ogni spostamento e segnalano i movimenti «anomali». All'apparenza passeggiano semplicemente, in realtà non staccano lo sguardo dallo smartphone e tramite le chat whatsapp lanciano l'allarme. I carabinieri di Ostia, però, hanno preso tutti in contropiede e nel giro di pochi minuti hanno fatto irruzione nei condomini. L'uomo è stato colto proprio nel momento in cui stava nascondendo la droga. Una circostanza non fortuita, ma fortemente voluta dai militari in modo da far scattare l'arresto. Lo stupefacente, infatti, veniva occultato all'interno di alcuni contatori elettrici proprio per non cogliere sul fatto spacciatore e acquirente.
Vecchia tecnica dei clan, utilizzata molto sul litorale da quando i militari stanno con il fiato sul collo delle organizzazioni criminali, non lasciando loro spazio vitale. Una sorta di «self service della droga» dove smerciare è meno rischioso per i pusher. Ora i carabinieri del Gruppo Ostia stanno scandagliando il passato dell'uomo e i suoi eventuali legami con i clan del mare di Roma. Le indagini mireranno a individuare, così, l'intera filiera da dove sono partite le dosi di cocaina purissima e, soprattutto, a chi erano destinati i ricavi. Ora è caccia al deposito che non è escluso possa essere uno dei tanti garage di Ostia Nuova che sono in uso alla mala del litorale. Covi dei boss dove la manovalanza dei clan nasconde e porta avanti i propri traffici. I garage all'ombra dei palazzoni popolari - alcuni dei quali anche di proprietà del Comune di Roma - sono anche trasformati in luoghi di spaccio e nascondigli di refurtiva. Le cantine dei palazzoni di Ostia Nuova si confermano le tane della droga, che le forze dell'ordine quotidianamente cercano di contrastare: un mondo sotterraneo irraggiungibile dove le organizzazioni criminali occultano, vendono e raffinano la cocaina. Un bunker considerato impenetrabile, fino a qualche tempo fa ma che ora sono visitati sempre più spesso dai carabinieri. Ed è proprio in questi sotterranei che il boss Giovanni Galleoni aveva trasformato un garage in via Antonio Forni in una camera delle torture insonorizzata. Qui, prima di morire ammazzato, ci portò un suo gregario per punirlo severamente: «Sparò Massimo Massimiani, Lelli, ad un orecchio, facendogli perdere l'udito. Era passato con gli Spada, inoltre non gli aveva pagato un etto di eroina», ha rivelato una supertestimone agli inquirenti.
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