Nan Goldin: alla Gagosian Gallery di Roma la fotografa voyeur

Nan Goldin: alla Gagosian Gallery di Roma la fotografa voyeur
di Valentina Bruschi
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Venerdì 21 Marzo 2014, 14:52 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 16:53

Notturne e solitarie passeggiate nelle sale del Louvre, prezioso scrigno di capolavori: non si tratta del set del film “Una notte al museo”, in cui il protagonista ne passa di tutti i colori, ma dell’ultimo ambizioso progetto della celebre fotografa americana Nan Goldin. All’artista, infatti, è stato concesso il privilegio di girare a piedi nudi nei saloni dell’immenso museo parigino, durante la chiusura al pubblico delle sale.

Il risultato di quest’esperienza è in mostra da domani alla Gagosian Gallery di Roma (via Francesco Crispi 16, fino al 24 maggio) nella personale “Scopophilia”, dal greco “la passione per il guardare”, in cui sono esposte una selezione di opere commissionate dal Museo del Louvre nel 2010.

Nan Goldin ha deciso di realizzare immagini composte da scatti autobiografici tratti dal suo ricco corpus di lavoro, un diario visivo portato avanti dalla fine degli anni Settanta, insieme a nuove fotografie di opere d’arte – sculture e dipinti da Rembrandt a Delacroix – appartenenti alla collezione del museo francese.

Come un voyeur, affetto da una sorta di sindrome di Pigmalione, l’artista ha immortalato il gruppo scultoreo “Amore e Psiche” del Canova, che sembra prendere vita nel dittico fotografico in mostra. Le statue richiamano i corpi adolescenziali degli scatti dell’artista ai figli dei suoi amici. Immagini capaci di risvegliare il desiderio e che sprigionano una forza emotiva in grado di dar vita alle opere d’arte del passato, attraverso lenti che ne indagano l’intimità, così tipiche dell’artista.

Colpiscono i paralleli creati da Nan Goldin tra figure allegoriche di ieri e di oggi, come in “Sisters” (2010), dove il sensuale abbraccio tra donne in “Vanità, modestia e la morte” (1569) di Jan Van Der Straet è accostato al ritratto di due sorelle. Icone, come “La Grande Odalisca” di Ingres, travolte dall’urgenza dello scatto, cifra stilistica della fotografa, che emerge chiaramente nel suo lavoro migliore, “The Ballad of Sexual Dependency” (1986), racconto hardcore di downtown New York, tra droga, violenza e malattia, come in una canzone dei Velvet Underground. Il celebre dipinto con la schiena nuda della donna distesa in un esotico harem viene accostato da Nan Goldin ad altre 16 fotografie di opere con lo stesso soggetto: amiche distese sul letto o nella vasca da bagno come odalische. In “Veiled” (2013), il tema della donna velata è illustrato dall’artista in una composizione di 9 immagini, dalla scultura di Antonio Corradini (1752) alle fotografie del matrimonio dell’amica Cookie Muller con Vittorio Scarpati, morto di AIDS sette settimane dopo la moglie.

Durante l’orario di apertura della mostra (dal martedì al sabato, ore 10.30-19.00) andrà in loop uno slideshow di 25 minuti in cui queste immagini tra passato e presente, dialogano tra loro, con il sottofondo della musica composta da Alain Mahé.

L’attualità di Nan Goldin, considerata “madrina” di alcuni dei fotografi più rappresentativi degli ultimi anni, da Wolfgang Tillmans a Ryan McGinley, si rinnova attraverso l’uso dalla tecnologia che le ha permesso di ripescare scatti, alcuni inediti, dal suo immenso archivio d’immagini e – attraverso il computer – combinarli insieme alle fotografie nuove realizzate al Louvre, dove l’artista rilegge la storia dell’arte. L’esperienza nel museo conferma le ossessioni artistiche di Nan Goldin, dal sesso alla disperazione, dalla mutabilità di genere al rapimento estatico e sottolinea come queste tematiche eterne abbiano radici profonde nel mito e nell’iconografia religiosa. La dualità insita nella mostra – tra passato e presente – oscilla tra l’esigenza di non perdere la bellezza ideale e il sopravvento della realtà.