Roma, la memoria del Tufello attraverso i racconti dei cittadini: Qr code e podcast per riscoprire la storia di un quartiere “libero e ribelle”

Il progetto “Storytelling nell’Oltre Aniene”, opera dell’Associazione RiverRun. “La memoria ha senso solo se non rimane relegata al passato, ma diventa cosa viva attraverso lo sguardo delle persone giovani.”

Qr Code in Piazza Sempione. Foto di Lorenzo Mori, Direttore dell’Associazione RiverRun e NonTurismo
di Alessia Perreca
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 22:09

Proviamo a chiudere gli occhi ed immaginare come era il Tufello, storico quartiere di Montesacro, negli anni Trenta. Un territorio non molto lontano dalla città dove, tra spazi aperti ed incolti, vennero progettate le abitazioni e nelle quali i cittadini - dal centro della città - furono trasferiti a causa delle rigide politiche imposte dal regime fascista. Dai villini di via Capraia - cuore del quartiere “libero e ribelle”  - costruiti su tre piani attorno agli anni Venti, ai lotti dotati di spazi verdi utilizzati  come orti. Fino alle maestose torri grigi dove vennero proposti edifici di sette piani. 

Storie da raccontare, piazze da esplorare ed approfondire, vicoli che narrano quel senso di appartenenza ad un quartiere dove tutti si conoscono e tutti condividono. Dove i bar, i ristoranti, i centri sociali rappresentano l’unione e l’incontro di tante anime. 

Non solo pallottole criminali, furti, spaccio e abusivismo. Narrare le periferie significa capovolgere il pregiudizio e rappresentare il volto della rinascita e delle ricchezze celate in ogni angolo. Aneddoti di un luogo con una grande identità culturale ed una memoria storica ancora vive grazie al progetto “Storytelling nell’Oltre Aniene” fortemente voluto dall’Associazione RiverRun, iniziato nel 2019, con il sostegno del Municipio III. “Un percorso di narrazione partecipata” dove gli attori principali sono stati gli studenti e le studentesse del Liceo artistico Bramante del quartiere, le associazioni e gli stessi abitanti. Protagonisti dei laboratori di “narrazione artistica e sperimentale.” Attraverso il supporto di esperti hanno realizzato una digital library raccogliendo foto d’epoca, testimonianze, documenti per raccontare il Tufello. Riannodare nuovamente i fili della memoria, per raccontare un tempo lontano e che probabilmente non ritornerà più.

 

Grazie alla Storytelling - risultata vincitrice dell’Avviso Pubblico “Contemporaneamente Roma”, è possibile ascoltare una storia oppure una curiosità che caratterizza il Tufello. Per farlo è sufficiente inquadrare con il cellulare i qr code - realizzati dagli stessi studenti con la tecnica del mosaico romano - installati nei luoghi simbolo del quartiere. 

“Un bel progetto concentrato sulla storia del Tufello, su come è stato vissuto, sulla sua realtà. Raccontarlo partendo dalle voci degli abitanti che lo vivono e l’hanno vissuto,” ha commentato Nastassja Habdank, Consigliera del Municipio III e Presidente della Commissione Cultura.

Come nasce l’idea del progetto? Il Messaggero l’ha chiesto a Lorenzo Mori, Direttore dell’Associazione RiverRun e NonTurismo

“Il progetto Storytelling nell’oltre Aniene si inserisce all’interno di un percorso che RiverRun, hub di innovazione culturale che utilizza i processi dell’arte per fare innovazione sociale, sta portando avanti da anni a servizio delle comunità locali di tanti luoghi marginalizzati. L’idea è quella di valorizzare paesi e quartieri che sono spesso abbandonati a sé stessi e segnati da spopolamento e impoverimento economico e sociale, offrendo strumenti innovativi di storytelling partecipato, per potersi raccontare fuori da pregiudizi e luoghi comuni. La memoria storica diviene quindi il punto di partenza di una riflessione collettiva sul chi eravamo, chi siamo e chi volgiamo essere, che rafforza l’autodeterminazione e la consapevolezza di quella stessa comunità. Questo è il punto di partenza da cui costruire insieme un immaginario nuovo e inedito, non subito ma agito, più rispondente ai bisogni del luogo.”

Perché è stato scelto il Tufello?

“Il Tufello è un’area di Roma che ha degli aspetti unici, perché presenta contemporaneamente i caratteri della periferia storica e di quella anulare. È quindi un laboratorio particolarmente adatto e sensibile a raccontare come era la città e in che direzione sta cambiando. Ormai da tempo il centro di Roma è invivibile e al servizio di banche, multinazionali e turismo di massa, ma esiste una cinta anulare che sta accogliendo le nuove energie dei flussi migratori, delle giovanissime coppie di professionisti che non guadagnano abbastanza per vivere in centro, di artigiani e creativi che scelgono di vivere e aprire qui i nuovi luoghi di produzione economica e culturale.

Oggi è questa la vera Roma, meticcia e produttiva (di relazioni, economia, arte e cultura). È qui che cittadine e cittadini di ceto medio-basso si uniscono agli abitanti storici del luogo per costruire il futuro della città a partire da queste contaminazioni ed è qui che urge inventare un nuovo racconto che ci traghetti nel futuro.”

Avete coinvolto ragazzi, scuole, ed abitanti del quartiere?

“Sì, tutto il quartiere è stato coinvolto nel progetto: associazioni, biblioteca, Municipio III, cittadini e scuole. Gli studenti e le studentesse hanno collaborato con gli abitanti storici e con i centri culturali del territorio per ricostruire, tassello dopo tassello, un grande affresco corale fatto di interviste, foto d’epoca, filmini di famiglia, mappe, diari, ricettari, lettere d’amore e documenti storici, che ora sono diventati un prezioso archivio online. È stato uno scambio intergenerazionale che ha permesso ai più giovani di sentirsi parte attiva della comunità e di riflettere sulla propria identità. Il luogo a cui appartengono è stato attualizzato grazie al loro sguardo ed è divenuto qualcosa di nuovo, più familiare, utile a sentirsi a casa e a progettare la propria vita. La memoria è divenuta cioè un punto di partenza per immaginare un futuro inedito, di cui sentirsi parte grazie all’incontro con storie, personaggi e valori che prima non si conoscevano. Anche in questo la conformazione storica di questo quartiere, cioè un luogo in cui l’attivismo è ancora molto vivo e non si è mai interrotto, ci è stata di molto aiuto. Sono tantissime le realtà autorganizzate che collaborano sia con il Municipio III sia con le scuole, coinvolgendo i giovani in azioni concrete di welfare sociale e cittadinanza attiva: Lab! Puzzle Bene Comune, C.S.A. Astra e Brancaleone, Officine Zero, la palestra popolare Valerio Verbano, la cooperativa Parsec, per citarne alcuni. Si tratta quindi di un terreno più che fertile per far attecchire un progetto simile.”

Come si sviluppa il progetto Storytelling nell’Oltre Aniene?

“Storytelling nell’oltre Aniene è un percorso giunto ormai al quarto anno di attività grazie a cui la memoria del Tufello è tornata ad essere un patrimonio tangibile e fruibile da tutti. In una prima fase studenti, esperti, artisti e operatori culturali hanno collaborato per realizzare un canale podcast con 21 episodi che raccontano le vicende e i personaggi più importanti della zona: dalla Resistenza all’antifascismo, dall’omicidio del Giudice Amato a quello di Valerio Verbano, dalle lotte per la casa degli anni Settanta all’esplosione in via Ventotene e così via. Poi, grazie ad altri laboratori specifici, è stata creata anche una digital library, dove abbiamo reso accessibile online tutto il materiale raccolto in questi quattro anni in giro di casa in casa. Entrambi i siti si possono raggiungere grazie a dei QR Code, realizzati in tesserine di marmo con la tecnica del mosaico romano, installati nei punti più significativi della borgata: la scuola, la piscina, la biblioteca, le piazze, i mercati, la fermata della metro, i centri culturali e sociali. Basta inquadrarli con lo smartphone per entrare immediatamente in contatto con il cuore e l’anima del Tufello.”

La fase conclusiva di Storytelling cosa prevede?

“Nonostante il progetto sia formalmente concluso, stiamo continuando a ricevere materiale da abitanti del territorio che vogliono dare il loro contributo a questo grande racconto corale di memoria collettiva. Attualmente siamo alla ricerca dei fondi necessari per rendere queste piattaforme online implementabile e gestibile direttamente dalla popolazione del quartiere, permettendo a chi lo desidera di inserire il proprio materiale di famiglia in modo autonomo, libero e collaborativo, un pò come succede per wikipedia. In questo modo la digital library diventerebbe un archivio vivo che, crescendo nel tempo, continuerebbe ad essere una risorsa utile e duratura per l’intera comunità.”

Racconti, aneddoti di una borgata conosciuta dagli abitanti storici, ma poco dai giovani. Quanto è stato importante il coinvolgimento degli adolescenti?

“La memoria ha senso solo se non rimane relegata al passato, ma diventa cosa viva attraverso lo sguardo delle persone giovani. È il modo in cui loro decidono di usarla per reinterpretare il presente ciò che dà senso e futuro alla memoria. Gli esiti concreti di questo lavoro rappresentano quindi uno strumento che permette agli adolescenti di attualizzare le energie che hanno attraversato il loro territorio e investirle nel loro presente, anche per liberarle da narrazioni tossiche, catastrofiste o in generale subite da parte di chi crede di sapere tutto sulle periferie. Per far sì che queste energie non si spengano è necessario tramandarle e spetta alle nuove generazioni la responsabilità di farle diventare una risorsa per sé stesse e per il futuro. Al Tufello questa continuità è molto evidente nelle lotte sociali e politiche portate avanti da decenni per contrastare la marginalizzazione ed avere accesso a quei diritti e servizi che in parte gli sono ancora negati, nonostante l’ottimo lavoro degli amministratori locali.”

Ci sono altri progetti in corso?

“Ce n’è uno sempre nell’area del Municipio III che ci vede collaborare con artisti visivi, scrittori e ricercatori scientifici per la realizzazione di un libro che proverà a immaginare lo sviluppo e il futuro di queste aree in chiave solarpunk. Fuori da Roma, invece, si stanno testando le potenzialità dei nostri progetti di storytelling in un contesto completamente diverso: un’area rurale depressa del centro Sardegna, la Marmilla, dove il processo della creazione della digital library, in maniera totalmente inaspettata, si sta trasformando in un laboratorio di vero e proprio scavo archeologico. È capitato ad esempio di rinvenire in una vecchia casa un’audiocassetta contenente la registrazione dell’ultima esecuzione del rosario in sardo e latino, purtroppo gravemente rovinata. Digitalizzando e restaurando alcune parti della registrazione e facendole ascoltare agli anziani ancora vivi della confraternita, si è riuscito a ricostruirne il testo e la melodia e a recuperarne così la memoria e a riprodurre di nuovo il canto. Ed è stato molto emozionante riascoltarlo dopo tutto questo lavoro. Infine, stiamo per concludere il primo ciclo di un podcast chiamato “I dialoghi della creanza” dove mappiamo e raccontiamo le buone pratiche dal basso che andiamo a scovare in giro per l’Italia, pratiche che stanno inventando nuovi modelli sociali, economici, educativi, abitativi e politici in grado di trasformare il nostro paese rendendolo finalmente più inclusivo, sostenibile, democratico ed equo." 

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