A brandelli: così è ridotta la rete tranviaria di Roma. Si rompe la Termini-Centocelle, dove viaggiano ancora i mezzi del 1927. Poi, in sequenza, si fermano negli ultimi giorni praticamente tutti i tram di Roma: quelli sulla Prenestina due o tre volte, poi il 19 che collega Centocelle e Prati passando per piazza Ungheria. Poi, il 2. Poi l’8, per due volte. Le proteste sui social vanno dal furibondo all’ironia feroce, investendo il Campidoglio e Atac. E, se fosse esistito, si sarebbe fermato anche il tram Termini-Vaticano-Aurelio, la Tva, progetto tanto caro alla lobby tranviaria, a qualche vecchio politico dei decenni scorsi e al circoletto di pseudo ambientalisti, humus di una certa sinistra, che con una certa complicità sta sostenendo un progetto ormai vecchio. Ieri è stata una domenica da incubo, con una manutenzione urgente degli alberi di viale dello Scalo San Lorenzo. Così è stato necessario un distacco della tensione della rete aeree e cinque delle sei linee tranviarie capitoline hanno avuto ripercussioni. Una situazione complessa che ha colpito anche il tram 2 (quello che da piazzale Flaminio porta a piazza Mancini) perché non è disponibile il percorso tra la linea e il deposito. Per sistemare le 39 piante della strada, quindi, il servizio si è dovuto interrompere.
LA CRITICITÀ
Sabato è precipitato su largo Magnanapoli un ramo di un albero di Villa Aldobrandini. Ed è rimasto lì, in terra, per ore. Il Comune nonostante le preoccupazioni della Soprintendenza, gli allarmi di storici e archeologi, vuole far passare il tram proprio in quello spazio. Dopo largo Magnanapoli dovrebbe imboccare via IV Novembre: una strada da 400 metri di lunghezza, con una pendenza del 7,8% e due curve a gomito.
Ieri, se fosse esistito il Tva, il tram sarebbe rimasto fermo per ore a causa della caduta dell’albero. Esattamente quello che il Comune non ha mai calcolato: non sono, infatti, mai stati predisposti studi e analisi con simulazioni sul traffico su ciò che potrebbe accadere qualora un tram restasse immobilizzato su via IV Novembre. O su via Nazionale magari all’altezza di via Genova dove entrano e escono i mezzi di questura e pompieri. O su lungotevere in Sassia, dove i binari sarebbero montati proprio attaccati al marciapiede nel quale si apre l’accesso al pronto soccorso per le ambulanze. Un Comune che, invece, in altri casi, come lo Stadio della Roma di Pietralata, ha richiesto giustamente decine e decine di simulazioni sul traffico.
Un albero caduto a largo Magnanapoli come lunedì in via Bresadola. Poi come sabato a Scalo San Lorenzo. Come accaduto nelle scorse settimane per ben due volte sull’8: la prima a via Arenula, con uno stop di meno di un’ora, la seconda a viale Trastevere con il tram rimasto fermo sui binari per oltre 7 ore. In sostanza, un mezzo di trasporto così fragile in una città che già soffre d’altro.