Tevere, fiume di plastica: trovate microparticelle fino a sei km dalla costa

Uno studio dell'Università di Tor Vergata ha passato al setaccio il fondale del Tirreno. Grandi quantità di polistirene rilevate in prossimità della foce del fiume

Tevere, fiume di plastica: trovate microparticelle fino a sei km dalla costa
di Giampiero Valenza
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 06:39 - Ultimo aggiornamento: 20:09

Un mare di polistirolo. Invisibile, che viene mangiato dai molluschi come le telline, dai crostacei e, a seguire, dai pesci e che poi arrivano nelle tavole dei romani. Uno studio dell'Università di Tor Vergata pubblicato sulla rivista scientifica Atmospheric Pollution Bulletin ha passato al setaccio il Tirreno proprio di fronte alla foce del Tevere e ha visto che, fino a sei chilometri al largo, ci sono preoccupanti presenze di polistirene. In sostanza, di polistirolo, che viene usato nella vita di tutti i giorni anche per gli imballaggi dei prodotti alimentari che si acquistano con la spesa.

Le piccole particelle (che, secondo gli studiosi, potrebbero essere state portate anche dal fiume) preoccupano l'uomo perché ritornano sulla terraferma quando i pesci e i frutti di mare arrivano a tavola. «È il primo studio del genere fatto alla foce del Tevere - spiega Greta Petrella, prima firma del lavoro e chimica del dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell'ateneo romano - Per la prima volta siamo stati in grado di quantificare il polistirene e ci ha stupefatto la sua presenza anche a una grande lontananza dalla riva, a valori simili delle zone più vicine alla costa».

 

La sorpresa

Il valore che più ha sorpreso gli studiosi è stato a una distanza che equivale a circa 6 chilometri dalla linea di costa: lì la concentrazione di polistirolo in particelle, anche non visibili all'occhio umano, è stato di media intorno ai 45 microgrammi per litro. «In alcuni punti della linea più lontana dalla costa siamo arrivati a valori anche di 60 microgrammi per litro di sedimento - sottolinea la biologa Giulia Papini, altra prima firma e studiosa del Laboratorio di ecologia sperimentale e acquacoltura di Tor Vergata - Si tratta di microplastiche che si accumulano sui fondali, e che quindi possono essere ingerite da invertebrati marini come vongole, cannolicchi e gamberetti, e infine dai pesci che se ne nutrono».
L'allarme è soprattutto per la pesca irregolare, quella che va oltre le normali regole di cura e igiene degli alimenti o che preleva in aree dove non sarebbe consentito. «Il suggerimento che possiamo dare è di prendere molluschi provenienti da aree monitorate o allevati e stabulati, che quindi prima della vendita siano mantenuti in vasche con acqua pulita - prosegue Papini - La pesca irregolare può portare a tavola prodotti prelevati in aree con un alto tasso di inquinanti, oltre che di microplastiche». E i pesci? «È sempre una buona regola eviscerarli prima di cuocerli - aggiunge - Gli studi sugli effetti sull'uomo, anche a livello internazionale, ancora non si conoscono a pieno, ma ci sono ricerche di laboratorio che fanno emergere una risposta del sistema immunitario e un aumento dell'infiammazione dell'organismo». I ricercatori di Tor Vergata stanno continuando il lavoro per cercare di capire quante di queste piccolissime particelle di polistirolo finiscano poi direttamente nel pesce e stanno concludendo un nuovo studio dal quale sarà ancora più chiaro lo stato di salute del mare. Un proseguimento della ricerca potrà aiutare anche a capire quali sono le reali dimensioni del fenomeno e se è il solo Tevere a portare sui fondali questa quantità di polistirene. Con i suoi 405 chilometri, il Tevere è il terzo fiume italiano per lunghezza dopo il Po e l'Adige. E, con i suoi 17.375 chilometri quadrati è il secondo bacino idrografico. Contribuisce per circa il 20% agli apporti fluviali del Tirreno. Attorno alla sua area vivono circa 4,5 milioni di abitanti, di cui più dell'ottanta per cento sono nell'area romana.

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