Stefano Imperiale: «Io finito sulla carrozzina perché ero bello e felice». Il 39enne vittima della furia di un amico a Ciampino

Il caso dell’uomo che aprì il fuoco contro 2 amici di infanzia, parla una delle vittime

Stefano Imperiale: «Io finito sulla carrozzina perché ero bello e felice». Il 39enne vittima della furia di un amico
di Andrea Noci
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Giovedì 23 Marzo 2023, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 08:59

«La mia unica colpa è stata essere bello e felice». Sono parole piene di dolore quelle di Stefano Imperiale, l’uomo di 39 anni, ridotto sulla sedia a rotelle dalla furia di Cristian Gusmano, amico di una vita. Il 13 maggio 2020 Gusmano, guardia giurata di professione, sparò per invidia a lui e a un altro amico, Alessandro Borrelli che però rimase ucciso. Due giorni fa la Corte d’Assise d’appello ha confermato la sentenza di primo grado: ergastolo per Gusmano.

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Come commenta la conferma della pena?
«Sono soddisfatto, ma l’appello manco avrebbe dovuto esserci.

Tutto si sarebbe dovuto chiudere al primo grado di giudizio, perché quando un delitto viene commesso con un premeditazione come quella che ha avuto Cristian, non dovrebbero esserci dubbi su un’eventuale incapacità di intendere e volere. Gusmano era lucidissimo».

Cosa continua a tornarle in mente di quel momento?
«Cristian che mescola il caffè e il cucchiaino che sbatte contro il vetro della tazza. È stato l’ultimo rumore che ho sentito prima che la mia vita cambiasse. Subito dopo Gusmano ha tirato fuori la pistola, me l’ha puntata alla testa e ha sparato. Forse qualcuno lassù mi ha tirato indietro per evitare quel primo colpo. Per tre mesi non ce l’ho più fatta a bere caffè, tornavo con la testa lì».

Dopo l’esplosione del primo colpo cosa ha provato?
«Non ho capito più niente. Poi non ho nemmeno avuto tempo di realizzare, perché subito dopo quel colpo Cristian mi ha sparato tre volte all’addome. Ma anche a quel punto non ho capito, ero stordito, non pensavo di essere ferito.

Cosa si ricorda del viaggio in ambulanza?
«Ai soccorritori dicevo fatemi una cura veloce, che poi devo andare, ho un impegno con la mia ragazza. Nonostante tutto ero cosciente. Mi ricordo ancora quel dolore fortissimo alla schiena. E poi ricordo che già in ambulanza non sentivo più le gambe».

Cosa ha spinto Gusmano a un gesto così atroce?
«È stata l’invidia. Gusmano, a causa di un difetto alla mascella, non si vedeva bello rispetto a noi. Anche poco prima del delitto aveva fatto l’ennesimo intervento ma continuava a non piacersi».

Ha mai avuto un confronto con Gusmano dopo il fatto?
«Non ci siamo più sentiti, nessuno dei due ha cercato l’altro. Solo una sua zia ha provato a contattarmi per scusarsi, ma l’ho bloccata. Non ho più voluto contatti né con lui né con un suo familiare».

Che tipo di rapporto avevate prima che esplodesse la sua ira?
«Eravamo fratelli, lui mangiava a casa mia e io a casa sua. Mio nonno diceva che gli amici si contano sul palmo di una mano e lui era uno di quelli. Abbiamo fatto insieme tanti viaggi: Amsterdam, Fuerteventura, Malta. E poi le gite in Italia, tante partite di calcetto».

Poi?
«Ci siamo persi di vista perché io ho conosciuto una ragazza e stavo spesso con lei. Lui invece una ragazza non l’ha mai avuta». 

La sua vita è andata avanti, ma lei è rimasto sulla sedia a rotelle, questo come la fa sentire?
«Male. Sia fisicamente che psicologicamente. E poi vedere cosa è successo ad Alessandro? È devastante. Da un lato mi chiedo perché sia morto lui e non io. Essere vivo però mi dà anche tanta forza. Se nessuno mi ha voluto lassù è perché devo fare qualcosa di buono su questa terra».

Prima di questo incidente qual era il suo sogno?
«Avere una bella famiglia, mi sarebbero piaciuti due bambini»

E adesso?
«Da quel giorno sono cambiato molto. Adesso ho più difficoltà a relazionarmi con le persone. A volte mi sento un peso per chi mi sta intorno».

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