Non servono le statistiche per rendersi conto della escalation di violenza degli ultimi mesi nella Capitale. Basta consultare i mattinali di polizia e carabinieri per rendersi conto che ormai a Roma e dintorni si spara quasi con la stessa frequenza che a Bogotà. Sarà anche un’iperbole, ma è oggettivo l’incremento di omicidi e tentati omicidi. «Sono dati preoccupanti - commentano i magistrati della Procura - Questa scia di sangue non riguarda solo la criminalità organizzata». Non ci sono, infatti, solo i regolamenti di conti legati alla gestione delle piazze di spaccio o ai riposizionamenti degli equilibri nei vari clan dopo le recenti operazioni di polizia. Ormai basta poco per premere il grilletto, qualsiasi sia la motivazione: debiti di droga, liti tra soci, questioni condominiali, gelosie tra ex.
ARMI E COCAINA<QA0>
La maggiore facilità con cui si spara si spiega - secondo gli inquirenti - innanzitutto con la circolazione di un maggior numero di armi sul territorio.
Secondo gli inquirenti c’è altro fattore concomitante che spinge a premere il grilletto senza pensarci troppo: l’abuso di cocaina e di altri allucinogeni. La polvere bianca ha invaso la Capitale. Viene consumata trasversalmente alla professione, l’età e la classe sociale. Gli effetti euforici e paranoici che provoca, spesso, trasformano un normale litigio in un confronto violento. E se si ha a disposizione un’arma, sparare diventa più facile. Dall’altro lato, poi, la pandemia e il conseguente isolamento forzato hanno reso ancora più precari gli equilibri psichici di soggetti già deboli.
I PRECEDENTI<QA0>
Andando a ritroso, partendo dall’omicidio di venerdì all’Esquilino, legato a divergenze tra due ex soci sulla gestione di due locali, si passa dal muratore romeno di 33 anni freddato due giorni prima per strada con due colpi di pistola a Casal de’ Pazzi: in questo caso, secondo la moglie della vittima, il marito di una sua amica (maltrattata in casa) si sarebbe vendicato per l’aiuto che le aveva dato. Andando poco più indietro si arriva al 14 gennaio, quando Costantino Bonaiuti, 61 anni, ha ucciso con un colpo di pistola la ex fidanzata, la 35enne Martina Scialdone, davanti a un ristorante. Poco più di un mese prima, un quadruplice omicidio a Fidene: Claudio Campiti, ex assicuratore di 57 anni, ha premuto il grilletto contro i vicini di casa riuniti nell’assemblea annuale. E ancora: Giandavide De Pau ha ucciso tre prostitute nel quartiere Prati, accoltellandole in pieno giorno. Mentre il 31 dicembre un 24enne polacco ha pugnalato una turista israeliana alla stazione Termini.