Guidonia, testimone scagiona il poliziotto-eroe: «Nicola era sotto tiro»

Guidonia, testimone scagiona il poliziotto-eroe: «Nicola era sotto tiro»
di Valentina Errante e Adelaide Pierucci
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Venerdì 16 Giugno 2017, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 16:37

C'è un testimone chiave che scagiona il poliziotto eroe, l'agente che, dopo aver sventato una rapina, ucciso un bandito e ferito gravemente il complice, si è ritrovato indagato con la doppia accusa di omicidio colposo e lesioni colpose per avere fatto è l'ipotesi un uso imprudente nel reagire legittimamente con le armi.

Un passante terrorizzato, alle nove di lunedì mattina, a Guidonia, ha assistito ai due minuti concitati che hanno cambiato la vita a un assistente capo della polizia e lasciato nel sangue due ventitreenni. «Ha sparato per difendere la vittima e per difendersi» ha dichiarato il passante sotto interrogatorio. «Sul momento non avevo capito neanche che fosse un poliziotto».

LA RICOSTRUZIONE
La scena, ricostruita dalla procura, è da guerriglia urbana: una Fiat Punto speronata da un Fiorino, due uomini in fuga, col passamontagna sul viso e le armi in pugno. I due banditi avevano appena tramortito, col calcio di una pistola, il proprietario dell'utilitaria per rapinarlo. L'auto sventrata era in mezzo alla strada, la gente affacciata ai balconi dei palazzi guardava incredula.

La vittima della rapina era ancora terrorizzata. È a quel punto che Nicola, il poliziotto delle Fiamme Oro, lottatore di punta, passa con il suo scooter, solo e fuori servizio. Si ritrova davanti a tre possibilità: filare via fingendo di non aver visto nulla, allontanarsi e avvertire i colleghi oppure intervenire subito per sventare la rapina e catturare i banditi. Secondo il testimone, sceglie l'ultima via. Tira fuori la pistola e urla: «Alt, polizia».

Ma il rapinatore l'affronta con quella che solo dopo si rivelerà un'arma giocattolo e allora poliziotto spara, uccidendolo uno dei rapinatori e ferendo gravemente il complice. Tre colpi, un secondo dopo l'altro. Due centrano i banditi all'addome. «Chiunque sarebbe scappato. Io ero atterrito - ha raccontato agli investigatori della Squadra Mobile di Roma il passante - invece il poliziotto ha avuto coraggio e ha sparato solo quando i rapinatori gli hanno puntato la pistola addosso. C'era un uomo in pericolo e pure lui doveva salvare la pelle. Una volta intervenuto non aveva alternative».

Il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto e il sostituto Gabriele Iuzzolino, titolari dell'inchiesta, intanto, sperano di ascoltare presto Simone Brunetti, 23 anni, il rapinatore rimasto ferito e tuttora in coma farmacologico all'Umberto I. «Chiedo scusa a tutti - ha commentato a testa bassa il padre assistito dall'avvocato Emanuele Libertazzi - mio figlio ha sbagliato. Ma vorrei capire comunque se tutto questo si poteva evitare. Magari non sparando al petto». I funerali di Emanuele Taormina, 23 anni, saranno fissati domani.

LA SOLIDARIETÀ
Dopo la vicinanza espressa dal capo della polizia, Franco Gabrielli, che mercoledì ha voluto stringere la mano all'agente nel suo ufficio, ieri anche Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil, è intervenuto a difesa: «Il collega ha agito da manuale. L'indagine è solo un atto dovuto, confidiamo nella magistratura. I poliziotti non hanno bisogno di chi cavalca episodi come questo per lucrare consenso magari, organizzando raccolte fondi senza capire bene a quale scopo».

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