L'indagine contabile è scattata dopo una segnalazione del sindaco. Il primo cittadino aveva infatti denunciato che «dal gennaio 2013 al maggio 2013, nella farmacia c'erano stati incassi inferiori rispetto a quelli attesi».
Dalle successive verifiche era emerso che la magazziniera - che ora è stata licenziata - avrebbe venduto cosmetici e medicinali, nonostante il compito fosse di esclusiva «competenza delle dipendenti laureate in farmacia», e non avrebbe nemmeno battuto i relativi scontrini. Le ricevute fiscali non rilasciate sono in tutto 756. L'imputata avrebbe anche venduto prodotti scontati, emettendo scontrini «per importi eccessivamente ridotti». Il danno erariale conteggiato dalla procura di viale Mazzini ammonta a 18mila e 665 euro, e corrisponde ai mancati incassi.
La donna si è difesa dicendo che le password dei badge usati in farmacia «sono nominative ma non personali, quindi tutti i dipendenti possono effettuare qualsiasi operazione con qualsiasi password una volta aperto l’accesso al computer». La giustificazione non ha convito i magistrati, che contestano alla magazziniera infedele «una condotta dolosa di indebita appropriazione dei proventi della farmacia, avente riflessi negativi anche sul bilancio comunale». Per il giudice, la tesi della procura «è fondata e va accolta»: la donna dovrà pagare il risarcimento.
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