Ndrangheta, blitz ad Anzio: sequestrato il tesoro del boss. Una villa, terreni e auto di lusso per 3 milioni di euro

I beni sequestrati a seguito delle verifiche furono comprati quando sia Madaffari che la moglie, risultata intestataria con il marito di diverse proprietà, non avevano un reddito che ne potesse giustificare l'acquisto

Ndrangheta, blitz ad Anzio: sequestrato il tesoro del boss. Una villa, terreni e auto di lusso per 3 milioni di euro
di Camilla Mozzetti
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Martedì 7 Novembre 2023, 06:40

Terreni, fabbricati, una villa, vigneti, auto di grossa cilindrata e una concessionaria: vale quasi tre milioni di euro il sequestro dei beni riconducibili a Giacomo Madaffari, classe 1956, già in carcere dal febbraio 2022 perché ritenuto al vertice della locale di ndrangheta fra Anzio e Nettuno. L'esecuzione del decreto, emesso dalla III sezione "Misure di prevenzione" del tribunale penale e civile su richiesta della Procura, è stata svolta dai carabinieri del comando provinciale di Roma. Ma per capirne la portata e il valore - e quindi comprendere la capacità che l'uomo insieme ai suoi sodali ha mostrato nel "colonizzare" una porzione ampia del litorale fin dagli anni Ottanta del secolo scorso - bisogna tornare alle parole del collaboratore di giustizia Paolo Iannò, proferite nel processo Crimine e ricordate oggi nel provvedimento. «La ndrangheta a differenza delle altre appartenenze criminose ha una sua cultura e mentalità... l'ndranghetista ce l'ha nel suo sangue, nel suo Dna di essere in possesso di quel locale (quel territorio ndr) sentirselo suo nelle mani...a differenza magari di un mafioso che va...sale a Roma e fa un affare e se ne va...».

E Madaffari le mani le aveva infilate profondamente su Anzio e su Nettuno come se i due Comuni - poi sciolti e commissariati a seguito dei 65 arresti del febbraio 2022 - non fossero altro che terreni friabili come l'argilla. A parte lo sfarzo che i militari hanno potuto notare entrando nuovamente in quella villa dove Madaffari ha sempre vissuto con la moglie e i figli, (la prima, Rosa, era in casa ieri mattina) sono stati sequestrati altri nove fabbricati (per lo più scheletri di palazzi mai ultimati o edifici e capannoni disabitati per una superficie complessiva di 1.699 metri quadri), terreni fra cui due vigneti (uno ad Anzio l'altro ad Aprilia), un bosco ceduo a Nettuno.

E ancora: due auto - un'Audi Q5 e una Range Rovers Evoque intestate rispettivamente alla cognata e alla moglie di Madaffari - nonché la totalità delle quote della società Autoexpo e dell'intero patrimonio societario e aziendale.

 

LA RAMIFICAZIONE

Stando alle inchieste, da ultimo l'indagine "Tritone", firmata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Via In Selci, Madaffari era il capo della locale di ndrangheta e il suo ruolo di direzione, con il benestare della casa madre di Santa Cristina d'Aspromonte, era esercitato unitamente a Bruno Gallace e Davide Perronace: riciclaggio, traffico internazionale di stupefacenti, controllo delle amministrazioni con infiltrazioni in uffici e favori ricevuti senza dover neanche chiedere. I beni sequestrati a seguito delle verifiche furono comprati quando sia Madaffari che la moglie, risultata intestataria con il marito di diverse proprietà, non avevano un reddito che ne potesse giustificare l'acquisto. Dalle indagini è emerso che fin dagli anni Ottanta del secolo scorso ad Anzio e Nettuno c'erano soggetti originari di Santa Cristina d'Aspromonte «aventi quale referente apicale Giacomo Madaffari e collegati - si legge ancora nel decreto - in una stretta sinergia programmatica e operativa alle famiglie Gallace, Tedesco e Perronace». Stanziali da decenni: Madaffari si trasferì sul litorale negli anni Settanta, precisamente dopo il 1979 quando lascia Buccinasco «storico feudo della cosca Barbaro-Papalia di Platì» dove «viene ucciso il fratello Salvatore Domenico». Da allora ha iniziato a mettere le mani sul litorale, anno dopo anno, fino a crearvi la locale poi "benedetta" dalla casa madre calabrese.

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