Roma, Palazzo Altemps riapre e celebra Savinio: viaggio tra giocattoli, miti e sogni

Roma, Palazzo Altemps riapre e celebra Savinio: viaggio tra giocattoli, miti e sogni
di Laura Larcan
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 17:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:26

Se i giocattoli finiscono in una foresta. La natura fa da sfondo, primordiale, nera, quasi fossile, mentre i balocchi brillano in primo piano, con i colori accesi, zuccherosi, pastosi. Uno scenario fantastico di poesia pittorica. Immagini di un mondo classico e assemblaggi di oggetti in una sorta di coreografia onirica. È questo dualismo il leitmotiv della bella mostra Savinio. Incanto e Mito, dedicata al grande (poliedrico ed erudito) maestro del Surrealismo con cui riapre dall'8 febbraio Palazzo Altemps, sede del Museo Nazionale Romano sotto la guida del direttore Stephane Verger. In questo scrigno del Rinascimento la presenza di Savinio diventa un perfetto gioco di incontri e confronti tra la statuaria antica e le creature del pittore.

 

Un viaggio attraverso 90 opere che echeggiano l’estro di Savinio (1891-1952), fratello di Giorgio de Chirico, spirito versatile ossigenato dal clima d’avanguardia, nato scrittore e maturato artista, incline alle sperimentazioni nella grafica e nel teatro, con una grande passione per il cinema. «Le opere, raccolte tra collezioni private e istituzioni, vogliono rispettare il museo, cercando un dialogo di risonanze assonanze», spiega la curatrice Ester Coen.

Come quel fulmine che ricorre in alcuni paesaggi di Savinio, che sembra rimandare proprio al simbolo degli Altemps: «un fulmine che colpisce un ponte scelto per evocare una battaglia storica della famiglia», dice Coen.

Il percorso espositivo inizia con le “scatole immaginarie”, un’installazione che racchiude tutte le discipline in cui s’è cimentato Savinio, tra musica, letteratura, critica cinematografica, pittura... Degna ouverture per un personaggio dall’aura internazionale. Si esplorano, poi, i suoi assemblaggi di oggetti che partoriscono architetture fantastiche. «Non a caso Metropolis di Fritz Lang usciva nel 1927, e si notano nei quadri di Savinio assonanze con le scenografie del film - avverte Ester Coen - Savinio era un cultore di cinema». Si entra, quindi, nella Galleria dei giocattoli, dove sfilano quadri sul tema ludico tanto che “Sodoma e Gomorra” si trasformano in incastri di elementi colorati: «Come se Savinio avesse smontato e rimontato in una dimensione fantasiosa oggetti ispirati ai giocattoli della figlia».

Gli assemblaggi surrealisti di Savinio risentono di un mondo classico, i colori si fanno zuccherosi come suggestioni golose di dolci dei mercatini. Un assemblaggio sembra persino citare la “Zattera della Medusa” di Gericault nella dimensione drammatica di un mare e di un cielo tempestoso. Si passa per la serie di tecniche miste e carboncino su carta che giocano con l’effetto collage. Il vero coup-de-theatre lo riserva la Sala del Galata che offre il Savinio scenografo teatrale cui si dedica dagli anni 40, fino al ‘52, un mese prima di morire. In scena due spettacoli legati al mito, “Edipo re” di Stravinskij, che debuttò nel ‘48 alla Scala, e “I racconti di Hoffmann” di Jacques Offenbach. E qui, la statuaria si intreccia con le visioni di Savinio.

Eleganti, ancora, i duetti armoniosi tra scenografie di Savinio degli anni Trenta e la collezione del museo. Frutta e fulmini con il vaso delle Danzatrici alate, i centauri e le figure-fantasmi tra Ercole e Giunone, i Dioscuri che Savinio costruisce con i corpi possenti e le teste piccole. Fino alla splendida sala del Trono Ludovisi («interpretata come la nascita di Venere», ricorda il direttore Verger). Il panneggio serrato della donna scolpita ricorda il piumaggio ritmico degli uccelli dipinti da Savinio. Rivalità tra Savinio e Giorgio de Chirico? «In realtà sono due personaggi talmente diversi ma legati da una vita affine - racconta Ester Coen - Se Savinio paragonava De Chirico a Picasso come grandezza, de Chirico considerava il fratello un assoluto genio».

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