Incendio nella casa-covo del narcos nigeriano alla borgata Finocchio. «Poteva essere una strage»

L’allarme è scattato al risveglio, intorno alle otto del mattino

Incendio nella casa-covo del narcos nigeriano alla borgata Finocchio. «Poteva essere una strage»
di Alessia Marani
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Martedì 2 Aprile 2024, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 01:07

Tragedia sfiorata nel giorno di Pasqua alla borgata Finocchio, periferia Est. Ma anche annunciata perché i residenti, da tempo, denunciavano con segnalazioni ed esposti la situazione di pericolo.

Un enorme incendio è scoppiato al primo piano di una palazzina di via Mandanici completamente evacuata, coinvolgendo due appartamenti. Per un soffio le lingue di fuoco non hanno raggiunto alcune bombole di gas accatastate in cortile insieme a colonne di pallet. Si è trattato di un rogo probabilmente originato da un corto circuito in una delle tante cucinette di fortuna ricavate nell’immobile occupato da decine di abusivi. È bastata una scintilla per far sprigionare le fiamme che in pochi minuti hanno invaso il lungo corridoio e tutte le stanze all’interno, riducendo in una montagna di cenere mobili e suppellettili. Divorato dal fuoco l’intonaco.

L'incendio nella casa-covo

L’allarme è scattato al risveglio, intorno alle otto del mattino.

Quando gli agenti di polizia del Casilino e del Prenestino e i vigili del fuoco del distaccamento di La Rustica sono arrivati sul posto, in strada c’erano almeno una trentina di persone, compresi anche alcuni bambini, tutti impauriti. Quasi tutti di origine nigeriana. 

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GLI INQUILINI

Tra gli inquilini anche un ragazzo ai domiciliari per droga e provvisto di braccialetto elettronico. Era l’unico ad avere un titolo per abitare in quell’appartamento insieme con altri due connazionali risultati gli intestatari del contratto d’affitto. Ma gli investigatori ritengono che all’interno vi abitassero stabilmente decine di persone, almeno tutti coloro che ieri in preda alla paura si erano riversati in strada. Le operazioni di spegnimento sono durate a lungo. I pompieri hanno dovuto mettere in sicurezza l’immobile mentre i poliziotti hanno proceduto con l’identificazione dei presenti. È stato raggiunto anche il proprietario di casa, un italiano. Il quale ha saputo indicare la presenza formale di sole tre persone. «Io mica posso entrare dentro una volta che l’ho affittato, se siano state ospitate altre persone non lo so», ha allargato le braccia. Ogni stanza era, di fatto, sistemata come fosse un mini appartamento, un monolocale. Ognuna con un proprio cucinino e un proprio frigorifero. Difficile stabilire dove esattamente si sia scatenato l’incendio anche se si presume, appunto, il possibile corto circuito viste le condizioni di fortuna degli allacci. 

Gli appartamenti sono stati dichiarati inagibili e il giovane ai domiciliari, non avendo più un indirizzo certo, è stato preso in consegna dai poliziotti e portato in carcere. 

Nel quartiere i residenti sono sul piede di guerra. «Abbiamo segnalato tante volte quel caos e il continuo via vai, anche di italiani. Lì dentro si spaccia», spiegano. Gli abitanti della strada si dicono esasperati. «Prima o poi qualcosa di drammatico sarebbe successo», aggiungono ancora. 

Poca voglia di parlare da parte degli stranieri in strada, tutti dicono di non capire l’italiano, altri si allontanano. Indagini sono in corso per capire chi realmente abitasse nella palazzina e verificare che a gestire le presenze non vi sia il racket delle abitazioni, con la complicità delle emergenti gang della mafia nigeriana. 

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