Guidonia, fuga dalle urne: il Pd tiene dietro i grillini

Il candidato sindaco M5S Michel Barbet al voto
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 12 Giugno 2017, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 12:55
Come poteva andare, in un comune che ha avuto per un anno il sindaco ai domiciliari, dove pure il vicesindaco reggente è finito arrestato per corruzione per una mazzetta da 50mila euro, in buona compagnia, dietro le sbarre, con uno stuolo di impiegati e funzionari dell'amministrazione locale? Con l'affluenza che precipita, ovviamente. E infatti a Guidonia Montecelio, 90mila abitanti, terzo comune del Lazio per popolazione dopo Roma e Latina, va in scena la grande fuga (dalle urne). Li vedi, nelle piazze, i candidati che si affannano per tutta la giornata a convincere i passanti a varcare le soglie dei seggi elettorali. Li chiamano indecisi, ma hanno le idee piuttosto chiare: alla larga dal voto. Dieci aspiranti sindaco, infatti, non sono bastati. Quando intorno alla mezzanotte, nei comitati, arriva il dato finale dell'affluenza, nessuno sembra davvero stupito: 48,6 per cento.

IL GRILLINO KARATEKA
Uno su due, delle elezioni, non ha voluto saperne. All'ultima tornata votò oltre il 70%, venti punti in più di ieri. Era il 2014, altra epoca. I Cinquestelle, che tre anni fa superarono a fatica il 16 percento, oggi approdano al ballottaggio, ben oltre il 25 percento. C'è chi si aspettava, dopo la raffica di arresti, che il grido «onestà, onestà» risuonasse più forte, ma il 59enne Michel Barbet, italo-francese (è nato ad Arles, ma dagli anni 90 è di casa a Setteville) promette battaglia.

In testa, in questo primo turno a corto di votanti, dovrebbe arrivare invece l'ex capogruppo del Pd, Emanuele Di Silvio, 34 anni, volto giovane di un'anomala coalizione che mette insieme, oltre ai dem, il Campo Progressista di Pisapia e gli alfaniani di Alternativa Popolare. Di Silvio, con 35 sezioni su 68 scrutinate, racimola il 29 percento. «In fondo è un duello tra ex Pd», scherza qualcuno nel suo comitato elettorale, alludendo al passato da margheritino (nel senso di iscritto alla Margherita) del rivale pentastellato. Che però ha sempre rivendicato, invece, un curriculum da grillino doc, con tanto di iscrizione al primo meet-up della zona nel 2012. Operaio metalmeccanico, camionista, ora impiegato all'Ance, amante delle motociclette, istruttore di karate e jujitsu, nel 2014 Barbet era nella lista del movimento e raccolse appena 55 preferenze. Ora corre per la fascia tricolore.

Sparito o quasi dai radar (e dal secondo turno) il centrodestra, uscito con le ossa rotte dalla parabola giudiziaria dell'era Rubeis (cioè di Eligio Rubeis, l'ex sindaco, dicevamo, finito ai domiciliari a luglio del 2015, a un anno dalla riconferma) e che all'appuntamento di ieri si è presentato lacerato: da una parte Forza Italia e Fdi, in campo con la trentenne Arianna Cacioni (intorno al 12%), mentre i salviniani, insieme a Direzione Italia, puntavano su Giovanna Ammaturo, intorno al 7% dei voti. E così sul terzo gradino del podio sale il candidato civico Aldo Cerroni, sostenuto da quattro liste senza simboli di partito (17%).

DEBITI E SERVIZI CANCELLATI
Al ballottaggio del 25 giugno, quindi, sarà una sfida grillini-dem. Chiunque la spunti, avrà davanti mesi complicati, alle prese con un comune che sconta un disavanzo di 43 milioni di euro, come hanno scoperto i commissari prefettizi che hanno dovuto lavorare a un piano di rientro decennale, chiedendo un prestito al governo di 24 milioni di euro. Le prime ripercussioni sui servizi già si sono viste: gli scuolabus a settembre potrebbero non ripartire, le rette delle mense sono schizzate alle stelle. E ancora: le biblioteche chiuse, l'assistenza agli alunni disabili sospesa quindici giorni prima della fine delle scuole e che resta in bilico per il prossimo anno, la Tari cresciuta del venti per cento e il taglio di agevolazioni e bonus, compresi quelli per gli anziani a basso reddito e quelli per le famiglie con portatori di handicap. La diserzione di massa dalle urne, forse, si spiega anche così.

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