Rubavano e rivendevano il gasolio per gli aerei: un affare da 7 milioni. Nei guai 5 sottufficiali dell’Aeronautica

I furti alla base militare di Pratica di Mare, il gasolio ceduto ai gestori di distributori

Rubavano e rivendevano il gasolio per gli aerei: un affare da 7 milioni. Nei guai 5 sottufficiali dell’Aeronautica
di Moira Di Mario
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Mercoledì 19 Luglio 2023, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 07:56

Sottraevano il carburante destinato ai velivoli dell'Aeronautica della base militare di Pratica di Mare per venderlo illegalmente ai gestori di quattro stazioni di servizio di Anzio, Aprilia, Albano e Lanuvio. A scoprire il giro di contrabbando la guardia di finanza del comando provinciale e i colleghi della compagnia di Nettuno che hanno arrestato quindici persone per corruzione e contrabbando, sequestrato i quattro distributori e beni mobili e immobili per quattro milioni di euro. Le indagini, svolte dalle fiamme gialle di Nettuno e coordinate dalla procura della Repubblica di Velletri, hanno consentito di ricostruire un traffico illecito di combustibili per oltre sette milioni di litri. Durante l'inchiesta è emerso come gli indagati avevano ideato curiosi sistemi di frode: alcune autobotti si sarebbero recate in Germania con cadenza settimanale e lì avrebbero prelevato combustibile che veniva dichiarato "olio lubrificante", evadendo l'Iva e l'accisa previste per i carburanti.

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Una volta in Italia il prodotto, che altro non era che gasolio per autotrazione, veniva travasato in autocisterne e distribuito alle pompe di benzina di Anzio, Albano e Aprilia, alterando la concorrenza con prezzi più bassi.

Poi il conflitto russo-ucraino aveva stravolto il mercato, portato all'aumento dei prezzi, all'abbassamento del carico fiscale sulle accise e quel tipo di frode si era rivelato costoso. Così gli imprenditori si erano riorganizzati, riuscendo a corrompere cinque sottufficiali dell'Aeronautica militare da cui ricevevano il carburante dalla base Mario De Bernardi. I militari azzurri invece di rifornire di "Jet Propellant 8" (per i velivoli militari), gli aerei dell'Aeronautica lo vendevano ai gestori dei tre distributori di Anzio, Albano e Aprilia, dopo aver alterato il meccanismo di pesatura delle cisterne, grazie ad un "crick" messo sotto la pesa in grado di alleggerire il carico delle cisterne in uscita dalla base di Pratica di Mare.

 

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Un sistema che permetteva di non effettuare lo scarico completo dei serbatoi in entrata e di smerciare la rimanenza ai distributori stradali. I militari infedeli ricevevano in contanti dagli autotrasportatori circa 1 euro per ogni litro di carburante rubato, mentre il gasolio veniva consegnato ai singoli distributori. Ai tre gestori coinvolti se ne era aggiunto un quarto che riceveva il JP-8 da uno dei militari arrestati. L'uomo riempiva il baule della sua auto di taniche di combustibile che consegnava "a domicilio" al gestore di Lanuvio che poi svuotava nelle cisterne dell'impianto. Gli imprenditori di Anzio, Albano e Aprilia, avevano stretto accordi con un deposito di carburante di Ariccia, che attraverso fatture false, riusciva a procurargli altro gasolio di contrabbando. Tra i quindici arrestati, oltre ai gestori dei quattro distributori coinvolti e ai cinque militari, anche il rappresentante legale del deposito di carburanti, gli autisti delle cisterne e i tecnici della manutenzione delle colonnine dei distributori, che alteravano i contatori dove veniva versato il combustibile.
 

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