«Roma invasa dalla droga, la richiesta è abnorme», la denuncia del procuratore capo Lo Voi

«La situazione del narcotraffico a Roma se non è totalmente fuori controllo poco ci manca, nonostante l'impegno, le indagini e gli arresti che si susseguono. Lo scenario è veramente preoccupante»

«Roma invasa dalla droga, la richiesta è abnorme», la denuncia del procuratore capo Lo Voi
di Alessia Marani
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Giovedì 13 Luglio 2023, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 07:24

Roma crocevia di fiumi di droga e flussi di capitali milionari da riciclare e reinvestire nell'economia di tutti i giorni. Impietosa la fotografia del crimine targato "Capitale" scattata ieri pomeriggio dal procuratore capo di piazzale Clodio Francesco Lo Voi in audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia. «La situazione del narcotraffico a Roma se non è totalmente fuori controllo poco ci manca, nonostante l'impegno, le indagini e gli arresti che si susseguono. Lo scenario è veramente preoccupante», ha sentenziato. Perché? «Per la semplice ragione che ad alimentare un'offerta enorme c'è una domanda abnorme. Proveniente da ogni livello», ha voluto precisare il capo dei pm romani. Insomma. La droga prima di tutto. E contrastarla appare come volere arginare un mare, specie se si tiene conto del fatto che «a fronte di una pianta organica che prevede novanta sostituti procuratori in servizio, qui a Roma, me ne mancano al momento ben ventidue, ossia un quarto».
Nel frattempo, mentre anche le squadre di polizia giudiziaria nei commissariati e nelle compagnie dei carabinieri si assottigliano per un turn over non sempre possibile, le mafie di Roma capitale proliferano all'ombra o in concorrenza con le "case madri" originali, vale a dire Cosa Nostra, Camorra e Ndrangheta. A Roma sembra potere esserci posto per tutti. Persino per chi arriva da oltre confine. «A gruppi strutturati connessi, in trasferta, discendenti o collegati ancora direttamente alle mafie tradizionali - ha spiegato Lo Voi - si aggiungono organizzazioni che arrivano da fuori e che tendono a utilizzare gli stessi metodi mafiosi. Abbiamo una robusta presenza di criminalità albanese in grado di interfacciarsi con frange significative del crimine organizzato locale. Così come c'è la scalata della criminalità nigeriana che a Roma, differentemente per esempio a Palermo dove ho lavorato per 7 anni, non sembra avere chiesto protezioni o autorizzazioni per operare e allarga il proprio campo d'azione agli stupefacenti e alla prostituzione. A Palermo l'80 per cento dei traffici era in mano a Cosa Nostra, a Roma abbiamo una serie di mafie». Ma se è vero che la piazza capitolina è per certi versi molto ampia, il territorio ha pur dei limiti oggettivi. Gli spazi vanno, dunque, occupati e, se necessario, contesi.

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LA VIOLENZA

«Per farlo ci si allea oppure si apre un conflitto.
Ciascuna organizzazione cerca di allargarsi quanto più possibile. I conflitti, specie per il controllo delle piazze di spaccio, si risolvono allora con sequestri di persona per le partite non pagate, con le gambizzazioni, oppure incendiando un locale piuttosto che un altro. Quando la situazione diventa molto complessa si arriva all'omicidio». Le inchieste - 27 i procedimenti in corso nell'ultimo anno con 109 indagati e ogni fascicolo rimanda a un sistema mafioso che si insinua in un determinato territorio - raccontano di corrieri di droga e denaro che percorrono ogni giorno le strade di Roma, di capitali che trovano nuova vita in attività locali ma anche all'estero (magari con l'aiuto di banche "ombra" e money transfer illegali) da Dubai al Delaware, di faide e morti ammazzati. Un sistema difficile da scardinare perché fa comodo a troppi. «Se per un bene o un'attività che vale 100 ti offrono 200, è difficile dire no», afferma duro Lo Voi. Una ex prefetto di Roma, Paola Basilone, raccomandò qualche anno fa ai romani di «farsi delle domande, di stare attenti a chi si cede un'attività», facendo riferimento a quell'«area grigia» determinata da una certa commistione tra società civile e criminalità. Area grigia che, secondo Lo Voi, trova conferma anche in indagini aperte sulla pubblica amministrazione. «Come si chiama il favoritismo nel codice penale? Si chiama abuso d'ufficio. Qualcuno dice che è una spia di altri reati. Io dico che è un reato». E le intercettazioni? Importanti nella lotta alla crimine organizzato. Prova ne è che «noi abbiamo registrato negli ultimi anni sistemi di elusione delle intercettazioni classiche sempre più raffinati e complessi, con autentiche piattaforme criptate». L'ultimo avvertimento: «Occhio ai Pnrr. Bisogna stare super-attenti, perchè si tratta di un'iniezione di denaro che in Italia non si vedeva dagli anni 70 e 80».

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