Roma crocevia di fiumi di droga e flussi di capitali milionari da riciclare e reinvestire nell'economia di tutti i giorni. Impietosa la fotografia del crimine targato "Capitale" scattata ieri pomeriggio dal procuratore capo di piazzale Clodio Francesco Lo Voi in audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia. «La situazione del narcotraffico a Roma se non è totalmente fuori controllo poco ci manca, nonostante l'impegno, le indagini e gli arresti che si susseguono. Lo scenario è veramente preoccupante», ha sentenziato. Perché? «Per la semplice ragione che ad alimentare un'offerta enorme c'è una domanda abnorme. Proveniente da ogni livello», ha voluto precisare il capo dei pm romani. Insomma. La droga prima di tutto. E contrastarla appare come volere arginare un mare, specie se si tiene conto del fatto che «a fronte di una pianta organica che prevede novanta sostituti procuratori in servizio, qui a Roma, me ne mancano al momento ben ventidue, ossia un quarto».
Nel frattempo, mentre anche le squadre di polizia giudiziaria nei commissariati e nelle compagnie dei carabinieri si assottigliano per un turn over non sempre possibile, le mafie di Roma capitale proliferano all'ombra o in concorrenza con le "case madri" originali, vale a dire Cosa Nostra, Camorra e Ndrangheta. A Roma sembra potere esserci posto per tutti. Persino per chi arriva da oltre confine. «A gruppi strutturati connessi, in trasferta, discendenti o collegati ancora direttamente alle mafie tradizionali - ha spiegato Lo Voi - si aggiungono organizzazioni che arrivano da fuori e che tendono a utilizzare gli stessi metodi mafiosi. Abbiamo una robusta presenza di criminalità albanese in grado di interfacciarsi con frange significative del crimine organizzato locale. Così come c'è la scalata della criminalità nigeriana che a Roma, differentemente per esempio a Palermo dove ho lavorato per 7 anni, non sembra avere chiesto protezioni o autorizzazioni per operare e allarga il proprio campo d'azione agli stupefacenti e alla prostituzione. A Palermo l'80 per cento dei traffici era in mano a Cosa Nostra, a Roma abbiamo una serie di mafie». Ma se è vero che la piazza capitolina è per certi versi molto ampia, il territorio ha pur dei limiti oggettivi. Gli spazi vanno, dunque, occupati e, se necessario, contesi.