Troppe contraddizioni nel racconto del commilitone di David Tobini, il parà romano caduto in Afghanistan nel 2011. Lo mette nero su bianco la procura militare che ha chiuso le indagini e trasmesso il fascicolo a piazzale Clodio, dove è attesa a giorni la decisione del gip per iniziare a far luce sulla morte del militare di 28 anni avvenuta «per fuoco amico» il 25 luglio di undici anni fa. I magistrati del tribunale militare hanno condotto le indagini senza tralasciare nessun particolare e riascoltando le versioni dei commilitoni di David che erano con lui quel giorno nel maledetto deserto di Bala Murghab.
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I FATTI
Cosa è accaduto davvero durante quello scontro a fuoco? Il commilitone di David ha raccontato che il caporal maggiore scelto, prima di essere colpito da un «insurgent» afghano, avrebbe avuto un problema di inceppamento con l’arma.
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LA MAMMA
«Se anche questa volta, questo fascicolo venisse archiviato, non mi rimarrebbe che pensare alle parole che anni fa un magistrato mi disse in presenza di altri: “con questo fuoco amico, troppe teste sarebbero cadute” - dice Annarita Lo Mastro, mamma di David Tobini - Mi rivolgo a colui che ha spezzato la vita di David, di non crogiolarsi nella tranquillità di questa ingiustizia. Fino a quando non verrà tolto quel discredito affibbiato a mio figlio e che lo ha eternamente macchiato, io combatterò come madre affinché emerga la reale verità e gli venga rimossa quella divisa che indegnamente ancora gli permettono di indossare».