Corruzione al Tar del Lazio, quattro rinviati a giudizio: l'ex prof, il legale e il giudice

A processo anche Tedeschini, ex prof di Diritto pubblico

Corruzione al Tar del Lazio, quattro rinviati a giudizio: l'ex prof, il legale e il giudice
di Valentina Errante
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Martedì 14 Maggio 2024, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 09:30

Comincerà il prossimo 10 settembre il processo su un presunto giro di tangenti e corruzione al Tar. Un’inchiesta del nucleo investigativo dei carabinieri che, a dicembre del 2022 aveva portato all’arresto, tra gli altri, di Federico Tedeschini, avvocato amministrativista e docente per 27 anni di Diritto pubblico alla Sapienza. Oltre che per il professore il rinvio a giudizio, con accuse che riguardano anche la corruzione in atti giudiziari, è stato disposto per Silvestro Russo che all'epoca era presidente della III sezione del Tar del Lazio, l'avvocato Pierfrancesco Sicco e la sua allora compagna, Gaia Checcucci, all'epoca dei fatti commissario ad acta presso la provincia di Imperia per le funzioni di Ente di governo dell'Ato Ovest per il servizio idrico integrato. Mentre l’avvocato Gianmaria Covino che ha optato per l'abbreviato.

LE ACCUSE
Secondo i pm, tra Tedeschini e Russo ci sarebbe stato un accordo «di reciproco soccorso e di reciproca messa a disposizione delle funzioni rivestite e favori».

L’ipotesi è che Russo, frustato per i mancati avanzamenti di carriera, si rivolgesse a Tedeschini per ottenere raccomandazioni e il noto amministrativista abbia accolto «senza alcuna esitazione» la richiesta di intervento, sapendo che l'utilità assicurata sarebbe tornata utile nei contenziosi di suo interesse. Russo, come ricostruito dai carabinieri di via In Selci, avrebbe favorito l'avvocato Tedeschini in almeno tre cause al Tar. Accuse sempre respinte dall'amministrativista che nel corso dell'interrogatorio di garanzia, svolto il 22 dicembre di due anni fa, ribadì di non avere mai compiuto «nessun atto corruttivo». Tedeschini, in accordo con Covino, avrebbe simulato anche contratti di consulenza tra il suo studio legale e l'avvocato Sicco. In cambio la dirigente pubblica Gaia Checcucci avrebbe conferito, in violazione dei doveri di imparzialità della pubblica amministrazione, plurimi incarichi legali allo studio Tedeschini, per un totale di oltre 104mila euro liquidati.

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LE DIFESE
«Sono certo che in dibattimento sarà dimostrata l’infondatezza delle ipotesi della procura», commenta l’avvocato Gaetano Scalise, che insieme al collega Michele Andreano difende Tedeschini. E aggiunge»: «La riforma del processo è oramai legge, ma chissà quando davvero sarà applicata nella fase dell’udienza preliminare, visto che le nuove norme prevedono che il giudice pronunci di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna».

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Anche l’avvocato di Russo Mario Murano è fiducioso sull’esito del dibattimento, ma non nasconde il suo rammarico per il rinvio a giudizio: «Attenendoci alla decisione odierna siamo portati a dire che mala tempora currunt per la giustizia italiana, però allo stesso tempo siamo incondizionatamente fiduciosi che il diritto dovrà pur prevalere per far trionfare la giustizia. La decisione di ieri è frutto di gravi errori decisori, sia sulla procedura che sul merito dell’accusa. Sensazioni di non imparzialità o di non completa imparzialità ci hanno consigliato di accantonare l’originaria idea di accedere al giudizio abbreviato». Il rammarico riguarda anche il mancato interrogatorio del suo assistito: «Il giudice ha ritenuto di non accordare al presidente Russo di essere sottoposto all’interrogatorio previsto nella fase dell’udienza preliminare adducendone la superfluità, con ciò determinando – ad avviso del difensore - la nullità del decreto che ha disposto il giudizio. Tale eccezione sarà fatta valere in all’udienza del 10 settembre». E l’avvocato di Russo entra anche nel merito: «Quanto al merito della vicenda, continueremo a sostenere con rigore argomentativo che l’accusa è destituita da ogni benché minimo fondamento. Il pm ha costruito l’accusa come un incrocio di reciproche promesse tra il Tedeschini e Russo, risultate assai vaghe, generiche e prive dei requisiti della serietà e dell’affidabilità. Quindi, nessun patto corruttivo è intervenuto tra l’avvocato Tedeschini e il Presidente Russo, che di certo non ha mai ha preso in seria considerazione che il compianto presidente Franco Fratini potesse essere manovrato dal Tedeschini».

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