Colli Portuensi, rivolta per rom e roghi: paura per l'accampamentoabusivo sotto il ponte in via Newton

Colli Portuensi, rivolta per rom e roghi: paura per l'accampamentoabusivo sotto il ponte in via Newton
di Elena Panarella
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Sabato 12 Novembre 2016, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 13:38
Ci sono quartieri dove le giornate si concludono tutte allo stesso modo. Fumi, roghi tossici. Succede alla Magliana, periferia sud, ma anche a Ponte Mammolo, zona est o a Primavalle (Nord). Succede da qualche anno. E negli ultimi mesi la situazione è precipitata. Pezzi di città che hanno un ritmo tutto loro, dove è difficile entrarci. Succede in quelle realtà lasciate troppo spesso al loro destino. E succede troppo spesso in periferia in quei campi rom considerati abusivi (ma che poi tanto abusivi non sono perché sono lì ormai da anni sotto gli occhi di tutti). Superare la questione dei mega villaggi monoetnici, o quella degli insediamenti spontanei non è cosa semplice. Un argomento che torna puntualmente alla ribalta appena si presentano situazioni di grosso disagio così come ai Colli Portuensi, in via Isacco Newton. L'accampamento sotto il ponte si allarga e si stringe come un elastico. «Le persone che vivono in quel pezzo di terra poco distante dal cimitero - raccontano alcuni cittadini - attraversano il viale con carrelli pieni di tutto senza nemmeno guardare. Quello è un rettilineo dove si prende facilmente velocità: è un pericolo per tutti». «Si tratta di una zona, quella nei pressi di viale Newton, da sempre soggetta alla presenza di insediamenti abusivi, che costantemente chiediamo di sgomberare - spiega Fabrizio Santori, consigliere regionale - C'è bisogno di un intervento strutturale nella zona, che va assolutamente riqualificata: non è più possibile continuare a spendere soldi per effettuare degli sgomberi, e poi vedere di nuovo spuntare questi insediamenti a distanza di pochi giorni».

QUARTIERI
«Le periferie sono una bomba ad orologeria», urlano a gran voce da mesi gli abitanti di Tor Sapienza, Torre Angela, Torpignattara, Corcolle, Esquilino, San Giovanni, Aurelio, Boccea, Marconi, Eur quartieri legati da un unico filo conduttore: degrado, insediamenti abusivi, insicurezza. Ma il punto cruciale, spiegano le associazioni di quartiere, è che «attraverso la politica dei campi, gli amministratori locali hanno definito le comunità rom e sinte a Roma come nomadi, non cittadini, individuando il campo come lo spazio nel quale è più facile relegarli, benché essi non siano più nomadi ormai da diverse generazioni. Bisogna responsabilizzare». Risultato: ci sono oltre duecento micro e medi insediamenti che appaiono e scompaiono. L'anno scorso (tanto per rendere l'idea) sul territorio romano risultavano 8.400 nomadi.

LA FOTOGRAFIA
Oggi due, tre mila anonimi sono sparsi in accampamenti spontanei da un capo all'altro della città. E di tanti altri non si conosce nemmeno l'esistenza. La situazione: «È fuori controllo». E intanto una mappa sempre più fitta di piccole terre dei fuochi sta portando all'esasperazione i cittadini che vivono attorno agli accampamenti, soprattutto quelli abusivi. «Siamo stanchi di avere ogni giorno gli occhi infiammati e i polmoni ingolfati - si sfogano alcuni abitanti tra Magliana e Portuense - Nuvole di fumo denso avvolgono puntualmente le nostre case. Una denuncia che va avanti da anni».

elena.panarella@ilmessaggero.it
(12-continua)