Alessandro Castellaccio pestato a morte per aver chiesto di abbassare la musica, i funerali sulle note di Vasco Rossi

Choc a Tivoli, La sorella Adele: «Strappato alla vita da una violenza brutale, chiediamo giustizia»

Alessandro Castellaccio pestato a morte per aver chiesto di abbassare la musica, i funerali sulle note di Vasco Rossi
di Elena Ceravolo
4 Minuti di Lettura
Venerdì 7 Luglio 2023, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 08:10

La commemorazione nella piazzetta dei primi passi da bambino e dove è stato ucciso a calci, il commovente ricordo della sorella Adele, l'hallelujah intonata dalla compagna Sonia, il coro con la canzone preferita di Vasco Rossi, "Gli angeli", e le parole stampate sulle magliette: «Quando ormai si vola non si può cadere più». Poi il corteo dietro il feretro, portato a spalla dagli amici, che dal cuore del centro storico è arrivato fino alla chiesa di San Biagio, il rombo delle moto che tanto amava e lo striscione del "Lazio tibur crew", le parole di don Fabrizio che ha esortato i ragazzi a respingere sempre la rabbia e l'odio. È così che Tivoli ieri ha abbracciato per l'ultima volta Alessandro Castellaccio, lo "Sceriffo", l'operatore socio-sanitario morto dopo una settimana di agonia per il brutale pestaggio avvenuto il 18 giugno davanti ad un bar di via Giuliani.

LA VICENDA

Aveva ripreso i suoi aggressori per il volume della musica troppo alto.

Per questo, dopo una serrata indagine dei carabinieri, il 28 giugno sono finiti in carcere per omicidio due cittadini romeni: Ion V., 35 anni per avergli dato un pugno micidiale, e Mircea N., 51 anni, indicato come colui che ha sferrato la terribile raffica di calci quando era già a terra. Una furia scatenata come una vendetta dopo una prima lite tra Alessandro e un loro connazionale, che secondo quanto accertato non ha partecipato al pestaggio mortale e che ieri era al funerale, commosso quando ha salutato la bara. Altri suoi connazionali avevano provato, invano, a fermare gli aggressori.

Alessandro Castellaccio pestato a morte a Tivoli: «Preso a calci come fosse un pallone». Due arresti

«Qui, su questa piazzetta, ha imparato ad andare in bici e a giocare a pallone e qui è stato ucciso ha detto la sorella Adele, accanto a mamma Daniela e alla zia Lucilla -. In questa piazza che nessuno potrà guardare con gli stessi occhi. Non trovo le parole per descrivere il dolore e raccontare la violenza con cui è stata strappata una parte della nostra anima e il profondo senso di ingiustizia per una morte brutale. Alessandro amava tanto la vita, che gli è stata tolta a calci in un pomeriggio d'estate. Amava gli animali, il mare, le moto, i progetti da portare avanti con la sua Sonia, i nipoti che ancora non sanno. La sua cifra era la generosità, avremmo voluto donare i suoi organi per dare altra speranza di vita ma è stato impossibile per esigenze giudiziarie».

 


Poi ha chiesto a tutti di riflettere su quanto accaduto: «Non si può morire in questo modo a 40 anni. Non è accettabile. Poteva succedere a chiunque. Ale continuerà a vivere nei nostri ricordi. Il suo sorriso, la sua bontà, l'entusiasmo, gli occhi azzurri, saranno per sempre nei nostri cuori. Ringraziamo tutti, chi ci è stato vicino con tanto calore, chi ha trovato il coraggio di testimoniare e chi lo farà contribuendo alle indagini. Avrò pace solo quando tu, fratello mio, avrai giustizia».
Dopo è partito il corteo che ha attraversato il cuore della città: «Sceriffo, daje sceriffo», il grido al cielo degli amici. «Che questo dolore immenso sia illuminato dalla fede per entrare nella morte con i sentimenti di Gesù - le parole di don Fabrizio durante la cerimonia funebre in chiesa -. Quando si dimentica il Signore si entra in una giungla dove il più forte uccide il più debole. Vedo tanti ragazzi qui. Tivoli abbia giardini, non giungle». Ma ieri è stata la giornata della commozione e del grande abbraccio alla famiglia. Non c'era rabbia, ma determinazione nel chiedere che ora l'autorità giudiziaria vada avanti fino in fondo. «Giustizia per lo Sceriffo», questo l'ultimo messaggio lanciato dalla folla.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA