Pieraccioni incontra i ragazzi del teatro Patologico di D’Ambrosi. Va in scena la bellezza della fragilità

L'ultima serata del festival ha visto tra i premiati corti e film internazionali, per una kermesse-riferimento di un genere che il festival stesso ha contribuito a formare

Cerimonia di premiazione del Festival Internazionale del Cinema Patologico al Teatro Patologico Nella foto: Leonardo Pieraccioni con Dario D’Ambrosi Chiara Pellegrini/Ag.Toiati Chiara Pellegrini/Ag.Toiati
di Roberta Savona
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Domenica 14 Aprile 2024, 20:41

È viva l’emozione a teatro come quella che provoca la vita vera, ancor più se questa irrompe in scena con le sue vicende, gioie e difficoltà quotidiane. Il Teatro Patologico diretto da Dario D’Ambrosi saluta la XV edizione del “Festival Internazionale di Cinema Patologico” che ha accolto tanti ospiti tra cui Leonardo Pieraccioni, arrivato con la compagna Teresa Magni, tra i primi ad entrare nella sala in via Cassia, dove da anni ragazzi diversamente abili trovano la loro “casa artistica”. L'ultima serata del festival ha visto tra i premiati corti e film internazionali, per una kermesse-riferimento di un genere che il festival stesso ha contribuito a formare.


Occasione svoltasi sotto gli occhi attenti del senatore Antonio Guidi seguito dal consigliere Ilario Schettino e molti altri, come le coppie d’attori in scena e nella vita, i bravissimi Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzo, Sebastiano Somma e Morgana Forcella. Si vede Andrea Roncato con la moglie Nicole Moscariello e un sorridente Gianni Franco. Una giuria interamente composta da persone disabili ha giudicato con partecipazione le opere in gara alla competizione di cinema sperimentale, che mette in contatto il mondo della settima arte con la disabilità. “Per fare cinema bisogna essere un po’ matti”, racconta Pieraccioni, ripreso dalla sua Teresa con smartphone alla mano. Il regista fiorentino lo fa ricordando Francesco Nuti - a cui D'Ambrosi ha dedicato questa edizione - e l’aneddoto in cui i due si sono conosciuti: “Era Natale: lui m’aveva detto che il 25 dicembre era a casa e io, per conoscerlo, ci sono andato per davvero. Nuti è un attore che ha confuso in maniera poetica il suo essere, inventandosi una maschera che i giornalisti hanno chiamato ‘malincomico’, dotato di poeticità assolutamente uniche. Come lui era Massimo Troisi, ma Francesco era più visionario. Fare questo mestiere è la cosa più bella del mondo, ma per davvero devi essere un po’ matto!”, conclude Pieraccioni tra le risate di una platea colma che ascolta e guarda con ammirazione ai film di Nuti, nella cine-memoria del nostro tempo.
In serata assegnati tra gli altri, il premio al miglior film nella sezione corti per “Il racconto di Ester”, di Simone Barletta, per cui è stato premiato Roncato come miglior attore.

Nei lunghi “Io spero paradiso”, di Daniele Pignatelli, mentre a Ferruzzo è andato il riconoscimento di miglior interprete per “Libero”, di Maurizio Rigatti. Per un arrivederci alla prossima edizione.

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