Dis/Comfort, il disagio emotivo raccontato in mostra collettiva a Palazzo Rospigliosi

Dis/Comfort, il disagio emotivo raccontato in mostra collettiva a Palazzo Rospigliosi
di Karen Leonardi
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 16:55 - Ultimo aggiornamento: 16:58

Il disagio emotivo, le barriere linguistiche, la difficoltà a comunicare e la solitudine  raccontati in una mostra attraverso l'occhio di 12 artisti. Dis/Comfort è il titolo della mostra collettiva d’Arte Contemporanea, che indaga sulle difficoltà espressive e comunicative. Nata dall’incontro di quattro tra i più giovani curatori della scena italiana - Roberta Cristofari, Alessandro Giansanti, Giusy Longo,  Eleonora Turli -  con la vivace realtà della Galleria d’Arte Agarte – Fucina delle Arti, la mostra è totalmente gratuita e sarà visitabile fino al 24 marzo.

«Siamo partiti dal mese di marzo, mese importante non solo per la donna, ma per i diritti in senso più esteso - dichiarano i curatori - abbiamo deciso di intraprendere questa narrazione per dar voce ad istanze che accomunano gran parte degli esseri umani, ma che spesso restano sopite o nascoste dentro di noi: la mostra vuol porsi come occasione di condivisione, con l'intento di sensibilizzare e immedesimarsi nelle altrui difficoltà».

 

La mostra, col patrocinio della Regione Lazio, si inserisce all’interno della cornice di “Ex Marzo Donna” nella rassegna “Marzo, Illimitati Diritti: genitorialità, comunicazione e disparità di genere” organizzata in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali e al delegato alla Cultura del Comune di Zagarolo.

Palazzo Rospigliosi diventa così una location significativa nella condivisione di simili suggestioni: da elegante dimora ospite di fasti ormai perduti con affreschi risalenti al tardo Cinquecento, integra nelle sue sale un dialogo con l'arte contemporanea. «La sofferenza di sentirsi incompresi e non poter trasmettere questa condizione -concludono i curatori- all’infuori di noi è la base da cui Dis/Comfort parte, per far luce sulle difficoltà comunicative. Ne risulta un percorso in cui s’intrecciano narrazioni sul corpo, sulla mente e sull’anima mediante la fotografia, la scultura, la pittura e l’esperienza immersiva, confluendo in una dimensione dove il dialogo, al di là dell’apparente diversità, diviene possibile».

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