Roma, navigare sugli antichi relitti: rinasce il Museo delle navi

Roma, navigare sugli antichi relitti: rinasce il Museo delle navi
di Laura Larcan
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Mercoledì 25 Ottobre 2017, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 19:49

Lo sciabordio dell'acqua sullo scafo, l'eco della gente di mare, l'avventura della navigazione, ma anche la fatica nelle voci e nel sudore che riverbera sotto i raggi del sole, e quell'affaccio mozzafiato dell'approdo, con l'ingresso nel bacino del porto dell'impero romano, la colossale cittadella portuale voluta da Claudio e poi da Traiano per governare tutto il Mediterraneo e oltre. Tutte le rotte, d'altronde, portavano a Roma, come insegna Enea. E la tecnologia multimediale racconterà l'effetto a sorpresa del viaggio su una nave romana all'epoca dei Cesari. Siamo nel Museo delle Navi di Fiumicino, dove ferve un cantiere ciclopico di restauro giunto ormai al rush finale del progetto di allestimento, dove l'archeologia si allea con l'avanguardia.

 

Un traguardo atteso dopo una drastica chiusura d'urgenza nel 2002 per quella struttura architettonica ormai fuori norma (con tanto di amianto sul tetto). L'agenda è pronta. Si comincia con il 2018, col progetto Museo delle Navi: aperto per lavori e il debutto di visite guidate al cantiere; e si festeggerà il nuovo museo all'inizio del 2019. Via Alessandro Guidoni sembrerebbe destinata a portare avanti quel suo ordinario placido ruolo di smistamento del traffico tra l'aeroporto e l'autostrada, se non fosse per questo imponente cantiere pronto a svelare in una nuova veste hi-tech un patrimonio unico. Un complesso di cinque relitti perfettamente conservati. La rinascita è l'obiettivo che accarezza con caparbia e appassionata risolutezza Mariarosaria Barbera, direttrice del Parco archeologico di Ostia Antica che comprende anche Portus e la sua collezione di navi dal I al IV secolo d.C. Si tratta delle tre chiatte destinate a risalire il Tevere,trainate anche da schiavi ad una corrente media di 6 nodi. A queste si aggiungono la nave marittima da cabotaggio lungo costa, e la chicca della barca da pesca che vanta quella rarità del pozzetto, chiuso ancora oggi da un tappo, per conservare il pesce.

Una suggestione da Il vecchio e il mare. Una flotta che in questi giorni è sottoposta all'ultimo trattamento di bellezza (anti-tarli): «Solo le chiatte sono venti metri di puro legno perfettamente conservato per 660 tonnellate di stazza», dice con un pizzico di orgoglio la Barbera durante il sopralluogo. Dopo anni di oblio, la rivincita è a portata di mano, grazie anche ai fondi stanziati dal Ministero dei beni culturali (1,7 milioni). «L'idea è di farne uno dei poli del parco di Ostia Antica, dove si entra nel vivo della storia del porto di Roma - racconta la Barbera - Il museo storicamente è stato costruito nel punto esatto dove vennero trovate le navi tra il 1958 e il 65. Doveva essere probabilmente un'area di rimessaggio di barche, all'interno del porto». Quello che trent'anni fa era sorto come un hangar oggi viene reinterpretato al servizio dei suoi gioielli. «La logica del museo è quella di immergere virtualmente lo spettatore nella nave e nello spazio marittimo - riflette la Barbera - Anche perché duemila anni fa questo contesto corrispondeva al bacino di Claudio. E il pubblico potrà scoprirlo a livello multimediale».

LA PASSERELLA
Il percorso punta al virtuosismo da archeo-show con una passerella che sale lungo le pareti intorno alla nave: «L'idea è di evocare la sensazione dello spazio della nave, salendo e passando dalla stiva alla coperta, al cassero, potendo esplorare tutte le sue parti sempre circondati dal mare riprodotto attraverso un sistema di proiezioni multimediali e ricostruzioni virtuali», precisa Cristina Collettini l'architetto che sta curando il progetto insieme a Stefano Borghini. Una seconda vita del Museo delle Navi che lo proietta sul panorama internazionale: «Con la dignità del nostro patrimonio di cinque relitti pronti ora a ritornare visibili, vorremmo entrare a far parte attivamente del circuito di musei prestigiosi dedicati alla navigazione - spiega l'archeologo Renato Sebastiani responsabile scientifico del Museo - Penso a Istambul, ad Arles o a Magonza». La storia delle navi di Roma è tutta da riscrivere.