Altri libri li dedicò a Visconti, a Mastroianni, alla Masina e restano ancora godibilissime le due raccolte I re del cinema e Le regine del cinema, due serie di ritratti, a volte anche brevi, in cui si coglieva non solo il suo amore per la settima arte ma la sua capacità di disegnare un personaggio con poche parole.
L'altra sua passione era l'arte: libri su De Chirico, Balthus, Manzù, Guttuso... E lì la sua capacità di vedere le opere e gli autori era speciale, un modo completo e insolito di tracciare la geografia di una vita e di un artista.
POLIEDRICO
Ma, dicevamo, Costanzo era davvero poliedrico. Egli fu anche un buon romanziere, a partire dal suo Ho tentato di vivere che rappresentò il suo esordio e che diventò la base per un film di Nicholas Roeg (Bad times).
Del resto egli non si negò mai le incursioni nel mondo della letteratura non solo come autore ma anche come critico. Esemplare il volume delle sue conversazioni con il grande Jorge Luis Borges. O l'analisi, abbastanza impietosa, dedicata a Moravia. Era capace di stupire, Costantini e molti di noi lo furono quando diede alle stampe due libri scritti assieme a una regina del gossip e della mondanità romana, Marina Ripa di Meana. Il primo dal titolo emblematico: Cocaina a colazione, dedicato a tre pittori gran dissipatori di se stessi: Schifano, Angeli e Festa e il secondo, Roma al rogo, un atto di accusa contro il degrado della città eterna.
Un uomo di talento, una persona non facile, un osservatore del suo tempo, rimasto vivo e attivo fino ai suoi ultimi giorni. Ed è curioso notare come Costanzo, curioso e smagato osservatore-protagonista della Dolce vita, cronista attento della Roma intellettuale e festaiola, si sia spento proprio nei giorni in cui un suo quasi epigono, non a caso filmico, Jep Gambardella, ha raccolto il plauso e l'Oscar degli americani.
I funerali di Costantini si terranno lunedì alle 11,30 a Roma alla Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo.
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