Roma, dal 19 novembre alla scoperta del cinema ebraico e di Israele con l'11° Pitigliani Kolno’a Festival

Roma, dal 19 novembre alla scoperta del cinema ebraico e di Israele con l'11° Pitigliani Kolno’a Festival
di Cristina Montagnaro
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Mercoledì 16 Novembre 2016, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 20:30

Un’occasione per raccontare la cultura ebraica e Israele attraverso la macchina da presa cinematografica. E’ il “Pitigliani Kolno’a Festival, Ebraismo e Israele nel cinema”: l'undicesima edizione è in programma a Roma dal 19 al 24 novembre alla Casa del Cinema, Casina dei Vallati e al Centro ebraico italiano Il Pitigliani, ingresso gratuito. La serata d’inaugurazione è prevista per il 19 sera al Maxxi.

Dai documentari, commedie musicali, passando per i film biografici,  le storie di vita immerse nella cultura ebraica, film che affrontano tematiche gay, fino a temi forti come quello  del lutto ma in chiave umoristica, e pellicole che raccontano la Shoa con un nuovo stile e approccio. Non solo film, ma anche laboratori e spazi di discussione come quello dal titolo “Il cinema al tempo di Netflix” (lunedì 21 novembre alle ore 18). Ne discuteranno, moderati da Dan Muggia, Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema; Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema del Mibact; Fabio Amadei, Direttore del Cinema Farnese di Roma; Andrea Morini, Responsabile della programmazione del Cinema Lumière della Cineteca di Bologna; Pini Schatz, Programmatore della Cineteca di Tel Aviv, Antonio Urrata, Direttore Generale della Fondazione Ente dello Spettacolo.
 

 

Ad ospitare film nella serata inaugurale  sarà il Maxxi, sabato 19 alle 20 con la proiezione a inviti e replica per il pubblico domenica 20 novembre alle 17. Si tratta del film One week and a day , opera prima di Asaph Polonsky, che affronta il soggetto della morte e del lutto in chiave umoristica, già vincitore del premio per il Miglior Film Israeliano al Festival di Gerusalemme.

Quest’anno il festival è dedicato  alla regista e attrice Ronit Elkabetz, morta lo scorso aprile.  
«Ronit - sottolineano i direttori artistici Ariela Piattelli e Dan Muggia - ha scritto la storia del cinema israeliano degli ultimi vent’anni. Pluripremiata ai festival internazionali, assieme al fratello Shlomi, con cui ha diretto laTrilogia di Viviane, ha portato il cinema israeliano alla ribalta. Come attrice, memorabile il ruolo di protagonista nell’esordio alla regia di Eran Kolirin, La banda, che le valse il Premio Ophir, il massimo riconoscimento del cinema israeliano. A Ronit, va l’omaggio del PKF, che riattraverserà attraverso la Trilogia e la voce di Shlomi Elkabetz, la sua storia e il suo cinema ». Saranno infatti proiettati, alla presenza del fratello e co-regista Shlomi, To take a wife, Seven days e Viviane (scelto come film israeliano candidato ai Premi Oscar 2014).
 
Il programma del festival prosegue con Afterthought, di Elad Keidan, commedia esistenziale ambientata proprio ad Haifa, dove le infinite scalinate della montagna guidano i destini degli abitanti della città. Quindi, Mr. Gaga, anima e corpo di un genio della danza, di Tomer Heymann, la storia di Ohad Naharin, nato e cresciuto in un kibbutz, uno dei coreografi più importanti e innovativi al mondo, conosciuto a livello internazionale per aver creato il linguaggio di movimento corporeo chiamato “Gaga”. Presenting Princess Shaw, di Ido Haar, è invece la storia di Samantha Montgomery, cantautrice americana dal passato difficile, dotata di una splendida voce e di un enorme talento compositivo, che su un canale YouTube, con il nome di Princess Shaw, posta confessioni personali e performance musicali.

Due i film che affrontano le tematiche gay, dalla commedia tutta colori e musica di Cupcakes, di Eytan Fox, definito l'Almodovar israeliano a Barash, opera prima di Michal Vinick, già presentato in centinaia di festival in tutto il mondo. Quindi, Tikkun, di Avishai Sivan, film vincitore del Primo Premio al Festival di Gerusalemme e del Premio Speciale della Giuria a Locarno, la vita di un giovane ultra-ortodosso sconvolta da un incidente automobilistico.

La Shoa raccontata con uno stile ed un approccio nuovo nel Il labirinto del silenzio, di Giulio Ricciarelli (lunedì 21 alle 21.30 e mercoledì 23 alle 21), realizzate in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoa, per un film che racconta, per la prima volta e attraverso la ricostruzione della 'macchina della morte', la progressiva presa di coscienza della società tedesca dei crimini nazisti. Per poi proseguire con Un appuntamento per la sposa (proiezioni in lingua originale con sottotitoli in italiano martedì 22 a inviti e per il pubblico mercoledì 23 novembre alle 21), scritto e diretto da Rama Burshtein.

Tra i documentari  spicca in anteprima romana  Il Ghetto di Venezia – 500 anni di vita, di Emanuela Giordano, che sarà presente al festival (le proiezioni domenica 20 ore 12 e lunedì 21 novembre ore 21). Ripercorre anche grazie a inserti di ricostruzione storica realizzati in animazione, le vicende del ghetto più antico d’Europa, ricorrendo inoltre ai ricordi e alle testimonianze di “testimoni eccellenti”, tra cui Amos Luzzatto e Riccardo Calimani.
Si andrà alla scoperta della vita quotidiana e della tradizione, così come delle sinagoghe nascoste e dell’antico cimitero ebraico.

La ricetta invece è segreta per "Hummus! The movie", di Oren Rosenfeld, che chiuderà il festival con la proiezione di giovedì 24 novembre alle 20.15 presso il Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani, cui seguirà una degustazione di hummus. Un film, presentato all'ultima edizione del Religion Today Film Festival di Trento, che non solo racconta, attraverso varie ricette, la preparazione della famosa salsa mediorientale, ma che sottolinea quanto questo piatto possa unire le varie religioni dell'area, dall'ebraismo al cristianesimo all'islam, delinando così un viaggio nel multiculturalismo, di cui l'hummus è il comune denominatore.
Informazioni: www.pitiglianikolnoafestival.it, pkf@pitigliani.it Tel. 06 5800539

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