Si parte alle 9 dal porticciolo, l'intesa con i circoli velici consente di avere scafi a disposizione per un viaggio insolito nella storia della città e una visuale che altrimenti non si avrebbe dei resti archeologici. La prima sosta è all'imboccatura del porto: «Da qui - dice la Chioffi, fra l'altro esperta velista - si ha una visuale sulle due riviere e sul piccolo promontorio, questa zona venne scelta non a caso e per la vicinanza a Roma e per il clima».
Si viaggia un po' con l'immaginazione, si parte da 4 secoli avanti Cristo - dalla città Latina e Volsca poi conquistata da Roma, dalla presenza etrusca dimostrata dall'adorazione della Dea Fortuna - e si arriva fino alla rinascita dopo l'avvento di Papa di Innocenzo XII. E' inevitabile, perché l'attuale porto - voluto proprio dal cardinale Antonio Pignatelli che ad Anzio trovò rifugio nel viaggio che lo portava al conclave che lo elesse Papa - è stato realizzato attiguo al precedente ma con una disposizione diversa, esposta ai venti e all'insabbiamento, mentre quello di Nerone era un modello di ingegneria idraulica.
Alle spalle del molo Innocenziano, allora, dall'acqua si vedono i resti del braccio orientale, guardando a sinistra ci sono i resti di quello occidentale ancora visibili. Un'opera maestosa.
Proseguendo il viaggio si arriva di fronte al palazzo imperiale, dove Nerone - ma prima di lui Caligola - ha visto la luce. «Possiamo notare da qui la stratificazione - spiega la Chioffi - sul lato sinistro l'area termale che arrivava fino al mare e su quello destro immaginare che più interventi hanno apportato delle modifiche. Proviamo a pensare alla maestosità di questo complesso che si alzava per almeno tre piani ed era un punto di riferimento anche per i naviganti». Oggi è rimasta solo la parte visibile dal mare e quella sede del parco archeologico, a terra.
Si va ancora oltre, si supera la punta del cosiddetto Arco Muto - dal fatto che era rimasto in piedi un solo rudere dell'antico complesso, poi caduto - e c'è «la dimostrazione di come venivano realizzate le ville che si trovavano lungo quello che oggi è il litorale, una grotta sottostante e poi la costruzione, caratteristica che ritroveremo negli esempi Liberty dei primi del '900». Quelli che, adesso, caratterizzano buona parte in particolare della riviera di Levante.
Si torna in porto e la responsabile del museo, Giusi Canzoneri, scatta la foto di rito. Il "Museo in barca" si svolge il giovedì, mentre per questa e tutte le altre iniziative organizzate (che è possibile scaricare qui) ci si può rivolgere ai numeri 328.4117535 o 349.4556241
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